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Come la Lega ha smontato il decreto-bandiera di Giggino: “spazzacorrotti” in briciole

Ricordate lo “spazzacorrotti”, il disegno di legge anticorruzione dei gialloverdi? Bene, non è più come ce lo ricordavamo, o come ce lo avevano “spacciato”. Il testo era molto ricco: pene più severe per i reati contro la Pubblica Amministrazione, agente sotto copertura per smascherare gli appalti irregolari, Daspo a vita per i corrotti, trasparenza assoluta per il finanziamento ai pariti per le donazioni superiori a 500 euro. Tutto pubblicato nel testo “Camera 1189”, che però nell’ultima settimana ha subito una bella sforbiciata.

La Lega ha presentato una serie di emendamenti soppressivi per chiedere la cancellazione di ben 8 articoli su 11 dal testo-bandiera dei “cari” alleati al governo del Movimento 5 Stelle.

Ma il cambiamento lo avevano già iniziato i grillini. E sennò che governo del cambiamento è? I relatori della I commissione, settimana scorsa, hanno avuto mandato di appesantire il testo presentando un emendamento che con 13 righe inserisce sine die il congelamento della prescrizione processuale dopo il primo grado (anche in caso di assoluzione). La Lega ha definito questa misura “una bomba lanciata sopra i tribunali”.

La rappresaglia leghista, però, era già pronta: se davvero passassero gli emendamenti del Carroccio (soppressivi) salterebbero tutte le norme sulla trasparenza dei bilanci dei partiti. Inoltre verrebbero cancellati: l’agente sotto copertura, l’estensione delle pene accessorie per i reati contro la Pubblica Amministrazione, il divieto di benefici penitenziari per i reati contro la PA e, infine, il Daspo non sarebbe più a vita ma della durata massima del doppio della pena definitiva.

Inoltre la Lega vuole levare il tetto relativo alle donazioni ai partiti (lasciarlo a 5000 e non abbassarlo a 500) e stoppare l’abolizione di finanziamenti dall’estero. Ma non è finita qui, ci sono altri emendamenti proposti, questi quasi per fare un dispetto esplicito al compagno di governo Di Maio: obbligo di far certificare da un notaio le primarie che si svolgono online; obbligo per i movimenti di darsi uno statuto; obbligo di trasparenza per i finanziamenti ricevuti dalle piattaforme informatiche.

Leggere piattaforma Russeau, evidentemente. Tutto questo si inizierà a votare il 5 novembre alla Camera. Insomma, pare proprio che “questo decreto non s’ha da fare”.