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Ops, la Lega si è “dimenticata” di dare al Sud i soldi della Legge Calderoli

Ieri a In mezz’ora in più Sigfrido Ranucci ha anticipato i contenuti della nuova inchiesta di Report sul federalismo fiscale. Si tratta dei trasferimenti dallo Stato centrale ai Comuni, e secondo Report e OpenPolis il federalismo fiscale non è stato pienamente attuato e non funziona come dovrebbe, soprattutto per il Sud. Sostiene Ranucci: “Se fosse stata applicata la legge Calderoli ai comuni del Sud sarebbero arrivati decine e decine di milioni in più, anche centinaia”. E invece cosa è successo? La legge sul Federalismo Fiscale (legge 42/2009 detta “Legge Calderoli”) prevedeva di istituire il fondo perequativo: un fondo di solidarietà dei comuni (che nel 2015 ammontava a 747 milioni di euro) che avrebbe dovuto coprire integralmente la differenza tra la capacità fiscale di ogni comune (sostanzialmente i proventi di IMU e TASI) e il fabbisogno per i servizi ai cittadini.

Report spiega che “i ricchi hanno chiesto e ottenuto uno sconto” per cui oggi il meccanismo “si applica per il 22,5%. Per il resto lo Stato versa ai comuni le risorse sulla base della spesa storica”. Il che rappresenta un problema, soprattutto al Sud. In un’audizione del 2015 alla Commissione bicamerale federalismo presieduta all’epoca da Giancarlo Giorgetti la Direttrice generale del Dipartimento delle finanze del Ministero dell’economia e delle finanze, Fabrizia Lapecorella, spiegò che il criterio della ripartizione delle risorse basato sulla spesa storica “è una misura inadeguata della capacità fiscale e il motivo è che il differenziale tra l’ammontare di gettito raccolto dai governi regionali locali e la capacità fiscale è collegato al diverso grado di compliance dei contribuenti, a parità di sforzo impositivo”.

E “dunque, il criterio della ripartizione basato sulle risorse storiche, quello che è stato utilizzato per l’80 per cento della ripartizione del fondo, anzitutto ha questo primo problema, ossia di scontare la differenza di compliance nei diversi comuni”. Ad un certo punto Giorgetti chiede cosa succederebbe “se applicassimo non il 20 per cento, ma il 100 per cento della perequazione”. Quale sarebbe l’effetto di una perequazione piena? L’onorevole leghista commenta che “i dati probabilmente sarebbero scioccanti, magari ce li fate avere in modo riservato o facciamo una seduta segreta, come avviene in Commissione antimafia”. Quei dati secondo Report non sono mai stati resi pubblici e non sono stati messi agli atti della seduta della Commissione.

E perché Giorgetti non li voleva? Il conduttore di Report ha risposto “perché c’era da pagare tantissimo anche ai comuni del Sud”. Spiegava infatti Lapecorella: “Ciascun comune che ha una capacità fiscale inferiore ai fabbisogni standard non riceve il 100 per cento di questa differenza, ma soltanto il 45,8 per cento”. In pratica i Comuni raccolgono meno soldi di quanto sarebbe necessario per coprire i fabbisogni ma lo Stato non ridistribuisce tutto quello che manca per arrivare a coprire il 100% del fabbisogno.

 

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