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L’Italia che ha paura di Immuni ma si diverte da matti con FaceApp

Un’Italia a due volti, quella che abbiamo visto dimenarsi in questi mesi. Schiacciata dalla paura per le possibili implicazioni dell’adesione all’app Immuni, dietro la quale in molti denunciavano presunte volontà di controllo sui cittadini e violazione della privacy. E ora divertita nel consegnare alla rete i risulti degli esperimenti fatti con FaceApp, che permette di trasformare il proprio volto in quello di una donna e viceversa per il diletto dei propri contatti. Senza paura delle informazioni rese pubbliche.

Una moda non nuova, in realtà. Chi ha un minimo di memoria ricorderà infatti come FaceApp era già stata protagonista dell’invecchiamento dei volti degli utenti, che postavano felici foto di sé stessi in versione anziani divertendosi a immaginare come sarebbe stata la loro vita fra qualche anno. Anche stavolta, come allora, sono i vip a fare da traino, gettandosi per primi nella mischia virtuale dando il via a una vera e propria mania.Qualcuno, però, non ha mancato di sollevare ancora una volta dubbi sul trattamento dei dati personali fatto dai gestori dell’app. Sottolineando come le differenze con la famigerata Immuni, bollata in fretta e furia come “pericoloso strumento di controllo”, non siano poi così tante. Perché le informazioni raccolte diventano il fulcro del business dell’azienda, con sede a San Pietroburgo in Russia ma che risponde alla giurisdizione legale dello stato della California. Per quanto concerne i sistemi di archiviazione, il CEO di FaceApp ha dichiarato che l’app utilizza Amazon Web Service e il cloud di Google.La maggior parte delle foto ricevute, a detta della stessa azienda, viene poi cancellata entro 48 ore per garantire una maggiore ottimizzazione dell’applicazione. Eppure nella pagina della policy viene chiesto agli utenti di accettare una possibile archiviazione delle foto scattate. E se è vero che la società ha specificato di non voler vendere informazioni personali a terze parti, non può che suonare paradossale la totale disinvoltura con cui gli italiani hanno accettato queste rassicurazioni senza farsi domande.

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