Scontro senza esclusione di colpi a Piazzapulita tra il professor Alessandro Orsini e l’ambasciatore Riccardo Sessa. Le tesi fuori dal coro di Orsini sulla guerra in Ucraina mandano su tutte le furie il diplomatico, più anziano di lui di qualche anno. Sessa arriva addirittura ad avvertire Orsini che uno come lui in Russia finirebbe in un manicomio criminale. Ma poi la situazione in studio si fa ancora più incandescente.
“La mia domanda è: ma perché dobbiamo per forza espanderci ai confini della Russia? La mia proposta è invece espandiamoci in Nordafrica”, provoca Orsini. “Ma nessuno in Occidente ha mai sognato di espandersi a spese della Russia. Studi meglio”, sbotta l’ambasciatore Sessa. “Ambasciatore ma la Georgia? L’Ucraina? Aspetti qui la devo fermare. – si agita Orsini – Noi abbiamo aggredito gli interessi della Russia in Siria, in Venezuela, in Iraq”. Ma il suo interlocutore lo interrompe stupito: “Ah noi li abbiamo aggrediti? Partiamo da presupposti diversi che però annoiano gli spettatori a quest’ora”.
“Va bene non fa niente. Io sto facendo delle proposte concrete, perché si arrabbia?”, lo bacchetta allora Alessandro Orsini. “Non mi arrabbio assolutamente, ma trovo assolutamente astruse queste osservazioni che lei sta facendo che non portano assolutamente a nulla rispetto al dibattito che dobbiamo affrontare stasera”, si spazientisce ulteriormente Sessa. “Io le ho detto che la rispetto, però in cuor mio penso che lei dica delle cose grottesche”, perde definitivamente la pazienza Orsini scatenando una bagarre che Corrado Formigli riesce a stento a sedare.
“Quello che a me non piace è che voi mi ci trascinate in queste polemiche. – si riprende la parola Orsini – Perché io rispetto tutti e non voglio polemizzare con nessuno. Ma se lei mi attacca continuamente sul piano personale. Mi impedisce di sviluppare un ragionamento. Io non voglio polemizzare, non mi piace, non è nella mia natura. Se voi rivedete le pellicole, siete sempre voi che mi attaccate e io rispondo. Perché mi deve dire che dico cose strampalate”, conclude.
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