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Dimartedì, lo sfogo di Michele Santoro: “Siamo in guerra anche noi”

Michele Santoro protagonista di un duro sfogo durante l’ultima puntata di Dimartedì. Il giornalista è ospite di Giovanni Floris per parlare della guerra in Ucraina. La sua posizione in favore della pace e del dialogo è nota ormai da tempo. Ma stavolta Santoro non riesce proprio a trattenersi. Punta il dito anche contro l’Occidente e avverte gli italiani che “siamo in guerra anche noi”.

Michele Santoro a Dimartedì

“Sono sommerso da queste immagini di orrore che provengono dall’Ucraina. – dichiara subito Michele Santoro – E contemporaneamente da questo senso di impotenza che abbiamo di fronte a quello che sta succedendo. Perché oggi i grandi del G7 e che cosa ci hanno detto? Che sosterranno l’Ucraina fino a quando vorrà. Il tg1 ha chiesto al portavoce di Zelensky dove vogliono arrivare. E la risposta è stata ‘Armi, armi, armi!’. Quindi noi in questo momento dai grandi della terra abbiamo una sola indicazione: armi, armi, armi”, si indigna.

“La parola armi è terribile, soprattutto quando seppellisce definitivamente la parola pace. – prosegue poi Michele Santoro – È una guerra, ma cominciamo a liberarci dalle bugie. La bugia è che si trattava di una guerra nella quale c’era un esercito invasore che aveva fatto un’invasione brutale di cui Putin porterà sempre la responsabilità, e di fronte c’era un popolo resistente che faceva le barricate e preparava le bombe molotov. Oggi sta venendo fuori la realtà: che sono di fronte due eserciti”.

“Un esercito, quello ucraino, è tre volte più numeroso del contingente russo dell’operazione speciale. – fa notare il giornalista – Ora se queste armi che noi diamo agli ucraini per resistere sono in realtà un ribaltamento del campo completo, vuol dire che non ci sono in guerra soltanto gli ucraini. Dobbiamo avere il coraggio di dire alle nostre popolazioni che siamo in guerra anche noi. È in guerra anche l’Europa. E che pagheremo i costi di questa entrata in guerra che non la abbiamo mai decisa. Non c’è stato un dibattito parlamentare o una consultazione del popolo. E abbiamo fatto una campagna elettorale nella quale nessuno ha parlato di guerra e nessuno ha parlato di come si potesse trovare una soluzione”, conclude alzando il tono della voce.

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