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Locatelli (Cts): “Manterrei premialità del green pass dopo il 30 giugno”

Intervistato da Repubblica, il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Franco Locatelli, delinea quale potrebbe essere il prossimo futuro dell’emergenza pandemica in Italia. Locatelli vede finalmente la luce dopo quasi due anni di buio. Il virus sta perdendo forza grazie alla variante Omicron e alla campagna vaccinale. Ma attenzione, mette in guardia Locatelli, non si può abbassare del tutto la guardia. Per questo il medico propone di mantenere obbligo vaccinale per over 50 e green pass anche dopo il 30 giugno.

Franco Locatelli

“Tutte le evidenze che abbiamo ci indicano in modo univoco che avremo mesi primaverili ed estivi tranquilli. Il virus non scomparirà, questo è di un’evidenza lampante, ma non ci ritroveremo più in una situazione più difficile di quelle che abbiamo vissuto”, rassicura Locatelli in apertura di intervista. “L’obbligo (vaccinale) lo manterrei per la fascia oltre i 50 anni anche dopo il 30 di giugno, non vedo la ratio di toglierlo. – aggiunge però subito dopo – Allo stesso modo manterrei la premialità associata al green pass: ha senso che resti anche oltre quella data. Vaccinarsi è un segno di elevato sviluppo e di civiltà di un Paese”.

Secondo Franco Locatelli, “nelle fasi più acute delle differenti ondate abbiamo avuto da 3.500 a 4.000 ricoverati. Questa volta, non siamo mai saliti sopra i 1.700. I posti letto di area medica occupati erano arrivati a 35mila. Adesso non siamo mai andati sopra i 20mila. E tutto questo è successo con un Paese completamente aperto, malgrado due varianti, Delta e Omicron, decisamente più contagiose del virus di Wuhan e della variante Alfa. Merito della gradualità e proporzionalità delle misure (adottate dal governo)”, sottolinea il coordinatore del Cts.

“L’incognita è legata al fatto che nei mesi autunnali e invernali i virus respiratori circolano di più. – mette poi in guardia Locatelli – Inoltre non sappiamo quanto dura la protezione della dose booster perché mancano dati. Infine c’è la variabile incontrollabile legata all’arrivo di nuove varianti. Detto questo, non darei per scontato il teorema secondo il quale siamo tranquilli fino a settembre e poi da ottobre e novembre non dobbiamo preoccuparci di nuovo. Che accada è tutto da dimostrare”. Sulla necessità di una quarta dose, infine, “non ci sono evidenze sulla popolazione generale. Potrebbe però aprirsi un discorso per i soggetti fragili intesi come immunocompromessi. Penso a persone trapiantate e a pazienti oncologici. Sarà comunque importante continuare negli studi che valutano la  persistenza della memoria immunologica nel corso del tempo per decidere al meglio il da farsi”, conclude.

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