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Il ministero avvertì la Lombardia già a gennaio, ma la Regione non informò i medici di base

Un mese prima di Codogno, Roma avvertì la Regione Lombardia del pericolo. Il presidente dei medici di base di Milano però confessa oggi a La Stampa: “Nessuno ci hanno avvisato”. La Regione guidata dal leghista Attilio Fontana, dunque, era stata avvertita dal ministero della Salute del rischio di un’emergenza per epidemia di Coronavirus già il 23 gennaio, un mese prima della scoperta del “paziente uno” a Codogno. Come riporta l’articolo di Monica Serra, l’indagine della procura di Milano sui morti nelle case di riposo lombarde, a partire da quelli al Pio Albergo Trivulzio, sta valutando anche quel che è successo in quei giorni e quali siano le responsabilità dietro quello che al momento appare come un corto circuito nelle comunicazioni da Milano al resto della regione.

Ricevuta la circolare del 22 gennaio dal ministero della Salute, l’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera ha convocato la task force della sanità lombarda per elaborare un piano di prevenzione. Dal Pirellone assicurano che in a quella riunione erano presenti tutti i soggetti che dovevano, dai responsabili delle aziende ospedaliere, passando per quelli delle case di riposo, fino ai medici di famiglia. Per questi ultimi e gli specialisti ospedalieri erano state sviluppate delle “linee guida”, come aveva assicurato l’assessore Gallera. Ma quelle indicazioni non sarebbero mai arrivate.

Secondo il presidente dell’Ordine dei medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, a La Stampa conferma: “E non abbiamo mai avuto notizia dei lavori della task force. Peccato, abbiamo perso un mese per prepararci all’emergenza”. Solo un mese dopo la riunione della task force la macchina lombarda si mette davvero in moto, quando cioè scoppia il caso Codogno e quello di Bergamo è ancora di lì a venire. La prima circolare ricevuta dai medici di base sarebbe del 23 febbraio, due giorni dopo Codogno.

Ma nel documento della Regione Lombardia non ci sarebbero state neanche indicazioni sui sintomi della malattia. Ci vorranno giorni perché tutte le strutture riuscissero a organizzarsi, con gli strumenti di protezione, dai gel disinfettanti alle mascherine, che arrivano a fatica a chi di lì a poco si ritroverà in prima linea. E intanto emerge anche un altro documento che mette nei guai la Regione: un comunicato dei sindacati emesso il 17 marzo in cui denunciavano il rischio di spostare i pazienti covid positivi nelle Rsa. Sì, proprio quelle Rsa in cui nelle ultime due settimane di marzo c’è stata una vera e propria strage.

 

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