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Luca e Edith spariti in Burkina Faso, pista jihadista: “Potrebbero chiedere riscatto”

Da più di un mese non si sa nulla di Luca Tacchetto e Edith Blais. Potrebbero essere stati rapiti probabilmente per ottenere un riscatto e non per motivi legati al terrorismo. È questa la pista, ancora senza conferme ufficiali, che rimbalza tra il Burkina Faso, il Canada e l’Italia, ed è questa l’ipotesi di reato su cui la procura di Roma ha aperto un fascicolo. Un sequestro significherebbe perlomeno che i due ragazzi sono ancora vivi, ed è a questa speranza che si aggrappano le famiglie dei due giovani.

“O è stato rapito o inghiottito da un gorgo dove non si trova più niente”, ha detto il padre di Luca, Nunzio Tacchetto. “La cosa più probabile – ha sottolineato – è che sia stato rapito per fini politici o economici. Secondo noi non da jihadisti”. Sulla vicenda, tuttavia, sia l’Unità di crisi della Farnesina, che sta seguendo il caso, sia gli inquirenti mantengono le bocce cucite.

Ma un segnale che forse qualcosa si sta muovendo è la decisione del pm Sergio Colaiocco di rubricare il fascicolo – in un primo momento avviato senza ipotesi di reato – procedendo per sequestro di persona a scopo di terrorismo. Anche se da ambienti investigativi trapela che tutte le strade per cercare il bandolo di questa matassa restano ancora aperte. A tenere accesa la speranza per l’architetto veneto e per la sua amica canadese, partiti verso l’Africa con il progetto di aiutare a costruire un villaggio in Togo, restano le parole del primo ministro di Toronto, Justin Trudeau.

Venerdì ha assicurato che tutte le indicazioni sono che Edith sia ancora viva. Mercoledì era stato il ministro della sicurezza del Burkina Faso Clement Sawadogo a evocare, sebbene in maniera indiretta, l’ipotesi del rapimento. Il governo canadese non ha voluto tuttavia confermare questa informazione.

Insieme, Edith e Luca erano partiti in macchina il 20 novembre da Vigonza, vicino a Padova. Erano arrivati in Burkina Faso dopo avere attraversato la Francia, la Spagna, il Marocco, la Mauritania e il Mali. In Burkina Faso le loro tracce si sono perse il 15 dicembre, quando si sono messi in contatto per l’ultima volta con le famiglie (ma c’è chi sostiene di averli visti il 22). Da allora è stato un susseguirsi di ipotesi e di ricerche, nel lavorio sotterraneo e discreto di diplomazie e investigatori.

A far gelare il sangue ai familiari, nei giorni scorsi, è arrivata la notizia di un rapimento finito nel sangue nello stesso Paese africano: quello di un altro cittadino canadese, Kirk Woodman, ritrovato crivellato da colpi d’arma da fuoco. E proprio l’ondata crescente di attacchi jihadisti e di prese di ostaggi sarebbe tra le ragioni che hanno spinto il premier del Burkina, Paul Kaba Thieba, e il suo governo a rassegnare le dimissioni.

 

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