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Che fine ha fatto il Sud? Ecco come Salvini e Di Miaio lo impoveriranno (ancora di più)

Non facciamo finta che la “questione del Mezzogiorno” non esista più. Eppure Giggino Di Maio da lì viene. Sì, perché se andiamo a stringere, la “manovra del popolo”, come la chiamano loro, è in realtà una manovra solo per il popolo del centro-nord. Sarà per la trazione Lega del governo? Sì, ma non solo, il problema è proprio ideologico e sostanziale. Nella nota di aggiornamento al Def il riferimento al Mezzogiorno compare solo due volte… Un po’ pochino, no? Si parla solo, pensate, di una ciclovia dal Brennero a Palermo e di sviluppare il binomio enogastronomia e turismo. Quindi, il reddito di cittadinanza è per forza di cose la misura più importante rivolta al mezzogiorno.

Ma i suoi potenziali effetti sulla crescita e sullo sviluppo del lavoro nel meridione sono un’incognita, e anzi, dare assistenzialismo invece di investire nella creazione di lavoro in un posto in cui il lavoro non c’è, ci pare essere una prospettiva fallimentare. Darà benefici in termini elettorali, per carità, ma sul lungo termine rischia di generare solo altra disoccupazione e disperazione.

Senza un meccanismo istituzionale solido (i centri per l’impiego sono sottodimensionati e al momento totalmente impreparati a soddisfare i compiti di cui li hanno gravati, senza risorse, per giunta) che monitora e forma i beneficiari, il reddito di cittadinanza danneggerà soprattutto il mercato del lavoro del sud dove i salari sono bassi, il lavoro in nero è esteso e la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è scarsa. Ma anche supponendo che i centri per l’impiego funzionino correttamente, come farà questa misura a incidere positivamente sull’occupazione nel Mezzogiorno?

Il tasso di occupazione nel Mezzogiorno è al 44%, al nord si sfiora il 65% (per le donne il sud è al 32% e il nord al 59%): la fetta più grande di chi non lavora non risulta come disoccupato, ma come scoraggiato, cioè sono coloro che il lavoro non lo cercano nemmeno più. È vero che il reddito di cittadinanza deve funzionare da stimolo per incoraggiare gli scoraggiati a diventare disoccupati, cioè persone che non lavorano ma vorrebbero e che ancora non trovano occupazione…

Ma se non ci creano le strutture adatte a far incontrare domanda e offerta, questo meccanismo va in tilt. Ma soprattutto, se non si creano nuove opportunità di lavoro (investimenti statali in grandi opere pubbliche, ad esempio), è impossibile che chi recepisce reddito di cittadinanza per cercare lavoro, poi lo trovi veramente. Al Sud, secondo i dati, vi è una bassa domanda strutturale e mettere in rete domanda e offerta di diversi mercati del lavoro locali avrebbe effetti minimi sul tasso di occupazione e disoccupazione. Il giochino poi quale sarebbe

Questo: una colf che con contratto regolare per 20 ore settimanali guadagna 600 euro, essendo il reddito di cittadinanza compensativo, avrebbe 180 euro di reddito di cittadinanza e arriverebbe così alla doglia dei 780 euro. Ma se non lavorasse, avrebbe comunque 780 euro. Se continuasse a lavorare in nero, guadagnerebbe 1380 euro… L’impianto istituzionale attuale è evidente che non riesca a evitare distorsioni su larga scala. Questa misura, quindi, è un boomerang per tutti. Per le casse dello Stato, per i disoccupati, e per un Mezzogiorno che diverrà Mezzanotte.

 

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