Il presidente incaricato Mario Draghi non dice una parola su quanti e quali ministri toccheranno in sorte ai partiti. E così anche per i leader la questione si fa dura. Al momento resta valida l’ipotesi di un governo composto per metà da personalità di assoluta fiducia del premier e per l’altra metà da nomi indicati dalle forze politiche in base alla consistenza dei gruppi parlamentari. I ministeri da spartirsi saranno quindi una decina circa. Poca roba per tutti i galli che stanno lì a cantare. E in tutto questo, come riporta Giovanna Vitale su Repubblica, “chi appare piuttosto in difficoltà è il Pd. Al quale, se i pronostici della vigilia saranno confermati, spetteranno non più di due poltrone. E qui viene il bello. Perché gli aspiranti in lizza sono almeno tre (al netto del segretario, il cui ingresso non è ancora escluso del tutto)”.
Chi vorrebbe assolutamente piazzare al governo il Pd? Il vice Andrea Orlando, l’attuale ministro della Cultura Dario Franceschini e quello della Difesa Lorenzo Guerini. “Nell’impossibilità di fare tris – spiega Vitale – il Nazareno sarà costretto a scegliere. E siccome difficilmente potrà lasciare fuori il capo-delegazione del governo uscente, che è anche un ‘grande elettore’ di Zingaretti, dovrà selezionarne uno tra Orlando e Guerini. Ma se optasse per quest’ultimo, altro ex democristiano, nel nuovo esecutivo la sinistra del partito non verrebbe rappresentata. Ragion per cui potrebbe infine spuntarla il vicario di rito ex diessino”. E negli altri partiti com’è la situazione?