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Ecco la prima vittima: spread sempre più su, le conseguenze devastanti per gli italiani

Nuove perturbazioni in arrivo per il settore bancario. Il rischio Italia mette in allerta gli analisti, e le principali vittime in questi giorni del repentino allargamento dello spread sono ancora una volta le banche. Se le tensioni tra Roma e Bruxelles continueranno a rafforzarsi da qui al 15 ottobre, il termine entro cui il governo dovrà presentare la legge di bilancio alla Commissione europea, l’Italia rischierà di ottenere delle conseguenze indirette dolorose e devastanti su l’economia interna del Paese. La manovra fiscale non si è ancora concretizzata, ma lo spread sale, e l’euro si indebolisce. Le prime vittime di questo processo distruttivo sono le banche, l’anello debole della catena che, già reduci da un sistema bancario che non si è mai completamente ripreso dalla crisi, si ritrovano anche i rendimenti dei Btp in continuo innalzamento, condizione che si riflette negativamente sui prezzi dei Buoni del Tesoro Poliennali e dunque sul valore del portafoglio e della riserva di capitale delle Banche stesse che viene conteggiata ai fini dei requisiti patrimoniali.

In pratica, la correlazione tra andamento dello spread e andamento dei titoli bancari è molto stretta. I Btp sono la misura più importante del capitale che le banche devono detenere per obbligo di vigilanza, e se lo spread mangia capitale alle banche, la conseguenza è che ne rimarrà meno disponibile per prestiti e mutui a famiglie e imprese. Se ci sono meno prestiti di conseguenza ci saranno meno incassi, perché il business delle banche è fatto dai margini tra il costo del denaro e l’interesse a cui lo prestano. Gli analisti di Morgan Stanley, hanno elaborato stime e simulazioni sull’effetto spread per le banche italiane. Dal loro report, si evidenzia di come la fiammata dei rendimenti sui titoli di Stato italiani sta avendo un impatto erosivo sul capitale dei gruppi bancari da 1 a 14 punti base, con effetti più pesanti su quelli che detengono la maggiore quantità di Btp e hanno un Cet 1 ratio più debole.

Tra gli istituti che iniziano a cedere ora che lo spread dai circa 130 punti di inizio 2018 si ritrova intorno a quota 300, c’è anche il Monte dei Paschi di Siena. Martedì 2 ottobre i titoli dell’istituto sono scivolati al nuovo minimo dell’anno (2,01 euro) per poi chiudere a 2,06 euro in calo del 4,28% (con un rimbalzo fisiologico il giorno successivo). Per salvare il Monte, nel 2017 il Tesoro aveva iniettato nelle sue casse 5,4 miliardi dei contribuenti, ma adesso, a questi prezzi, la quota pubblica vale appena 1,59 miliardi con una minusvalenza implicita di 3,8 miliardi di euro. Anche quest’anno la banca ha continuato a bruciare più liquidità di quanta è stata in grado di generarne e i ratios patrimoniali si sono abbassati. Purtroppo questa condizione in cui avversa la Mps, vale anche per altre diverse banche italiane (anche grandi) che potrebbero trovarsi nelle condizioni di dover varare un aumento di capitale tra qualche mese. Gli unici due titoli salvati da Morgan Stanley è Mediobanca e Unicredit, Mentre su Intesa Sanpaolo esprime un giudizio equal weight.

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