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È morto il maresciallo Marco Diana. È stato il simbolo della lotta contro l’uranio impoverito

Marco Diana se ne è andato. L’ex maresciallo dell’Esercito diventato simbolo nella battaglia contro i danni causati dall’uranio impoverito, si è spento a 50 anni. Secondo quanto riferisce L’Unione Sarda, era ricoverato al Policlinico universitario di Monserrato. Marco Diana lottava da anni contro un tumore al sistema linfatico che gli era stato diagnosticato subito dopo aver preso parte con l’Esercito ad alcune missioni in Kosovo e Somalia. Una lotta che, alla fine, lo ha sfinito e che lo aveva portato più volte ad urlare la propria rabbia contro lo Stato che aveva servito e dal quale si è sentito abbandonato.

Specializzato in missilistica, militare modello – scrive L’Unione Sarda – e apprezzato con riconoscimenti ufficiali, si era visto riconoscere dalla Corte dei conti la causa di servizio e il diritto alla pensione privilegiata di prima categoria. Ma si era visto negare rimborsi per medicine e cure. E il costo delle cure lo aveva spinto a vendere la sua casa in Sardegna. Chi lo ha conosciuto lo ha sempre descritto come un guerriero. E quella voglia di lottare, Marco Diana l’aveva poi trasferita su un altro fronte dopo la malattia.

Perché quella che lui viveva come un’ingiustizia lo aveva portato alla consapevolezza di dover lottare contro quelle istituzioni e contro lo stesso Stato che lui, per anni, aveva servito con il senso del dovere del soldato. Marco non ha mai mollato: si è sempre battuto per cercare la verità rispetto alle malattie che i soldati avevano contratto durante le loro missioni all’estero.

Appena quattro anni fa, nel 2016, per un rimborso da 20mila euro, non concesso dalla Difesa, aveva pubblicato su Youtube il video “Io sono vivo”, poi rimosso. Per i toni utilizzati era stato denunciato per vilipendio delle istituzioni costituzionali e delle forze armate, nonché per tentata truffa in concorso per non non essersi presentato a una visita medica.

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