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NaturaSì pagherà i tamponi ai dipendenti: l’ira di Burioni

NaturaSì contribuirà in maniera consistente al pagamento dei tamponi per tutti i suoi dipendenti che sceglieranno di non vaccinarsi. La notizia, data direttamente dal presidente dell’azienda di prodotti biologici, sta creando un putiferio mediatico. Sui social network in molti si dicono favorevoli all’iniziativa. Tanti altri, invece, la trovano totalmente sbagliata. Come nel caso di Roberto Burioni. Il virologo lancia una sorta di boicottaggio personale nei confronti della catena di supermercati.

“Per garantire il rispetto delle nuove norme sul green pass, e permettere a tutti i lavoratori di svolgere la propria attività in azienda liberamente, siamo intenzionati a contribuire come gruppo al costo dei test previsti dalla legge”. Così scrive il presidente di NaturaSì, Fabio Brescacin, in una lettera inviata ai suoi 1650 dipendenti.

“Non vogliamo entrare nella polemica. – si legge ancora nella lettera del numero uno di NaturaSì – La nostra azienda vuole garantire un aiuto ai nostri collaboratori. Per noi, come azienda del biologico italiano, in armonia con la nostra missione, sono validi tre principi fondamentali: il rispetto della salute delle persone e della Terra, il rispetto della libertà individuale, i diritti e la dignità dei lavoratori”. Secondo alcuni calcoli, l’azienda dovrà sborsare circa 115mila euro per i suoi dipendenti no-vax. Un costo di circa 10 euro a tampone, tre volte alla settimana, per 11 settimane. Fino alla fine dello stato di emergenza previsto per il 31 dicembre.

Ma l’iniziativa di NaturaSì, come già accennato, sta provocando una marea di polemiche. Su Twitter, ad esempio, sia l’hashtag #NaturaSì che quello #Burioni sono tra i trend. Ed è proprio il tweet del virologo a dividere ancora di più l’opinione pubblica. “Se una catena di supermercati liscia il pelo ai no-vax deve mettere in conto di perdere i clienti che hanno fatto il proprio dovere di cittadini vaccinandosi. Con me NaturaSì ha chiuso”. Così cinguetta Burioni lanciando una sorta di boicottaggio personale dell’azienda.

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