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“Non leggo un libro da 3 anni”. E così Borgonzoni è finita alla Cultura

Lucia Borgonzini, esponente della Lega che aveva corso al ruolo di governatrice dell’Emilia-Romagna finendo però sconfitta dal candidato del Pd Stefano Bonaccini, è stata designata dal Consiglio dei ministri come sottogretaria ai Beni e attività culturali. A renderlo noto è stato Palazzo Chigi con un comunicato ufficiale. Una scelta che, però, non ha mancato di suscitare l’ironia degli utenti sui social italiani, che hanno rispolverato delle dichiarazioni dell’esponente del Carroccio rilasciate in tempi non sospetti.

"Non leggo un libro da 3 anni". E così Borgonzoni è finita alla Cultura

Lucia Borgonzoni aveva infatti già ricoperto il ruolo di sottosegretaria alla Cultura in occasione del primo governo Conte, formato da Lega e Movimento Cinque Stelle. In quell’occasione, durante un’intervista a Un Giorno da Pecora su Radio 1, si era lasciata andare a una confessione che non era però passata inosservata: “Leggo poco, studio sempre cose per lavoro. L’ultima cosa che ho riletto per svago Il Castello di Kafka, tre anni fa. Ora che mi dedicherò alla cultura magari andrò più al cinema e a teatro”.

"Non leggo un libro da 3 anni". E così Borgonzoni è finita alla Cultura

Una frase che tanti utenti stanno pubblicando in queste ore, sottolineando come forse Borgonzoni non sia proprio la figura ideale per occuparsi di attività culturali, tra tutti i possibili candidati all’interno della Lega. Sempre in rete è inoltre tornata di moda una vecchia gaffe dell’esponente del Carroccio, che aveva mostrato qualche evidente lacuna in geografia sostenendo che l’Emilia-Romagna, Regione che aspirava a governare, confinasse con il Trentino.

"Non leggo un libro da 3 anni". E così Borgonzoni è finita alla Cultura

Gli utenti non hanno perdonato a Borgonzoni nemmeno l’insistenza sul caso Bibbiano, sfruttato a più riprese per attaccare il Pd nonostante poi le indagini abbiano di molto smontato il peso della vicenda. Spietati i commenti: “Lei a occuparsi di cultura? Come mettere un calciatore all’economia. O una velina al lavoro”. E qualche malumore in merito alla decisione non ha tardato a venire a galla anche all’interno della stessa Lega, partito che dopo l’ingresso nel governo Draghi sembra molto meno unito che in passato.

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