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Dall’amore all’odio, i No-Tav attaccano i “traditori” del M5S: “Tengono solo alla poltrona”

Dall’amore, all’odio. Ecco cosa è successo ai No-Tav che si erano infatuati del Movimento 5 Stelle, a cui regalarono milioni di voti con la speranza che bloccassero davvero l’opera. Ma al momento dei fatti, non è andato come loro pensavano, e così è riscoppiata la protesta. Esattamente come è successo in Puglia, dove il M5S aveva stravinto promettendo il blocco del Tap, poi puntualmente realizzato, anche in val di Susa ora i grillini sono tra i nemici numero uno, considerati dei traditori.

La loro era la risposta più attesa: il movimento No Tav, sposato prima da Beppe Grillo e poi, fin dalla nascita, dal M5s, ha aspettato solo qualche ora per attaccare il Movimento, dopo il via libera all’opera da parte del premier Conte.

In una nota diffusa su internet, gli attivisti contrari alla realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione commentano le parole del premier: “Non fare la Tav costerebbe più che farla? È solo una scusa per mantenere in piedi il Governo e le poltrone degli eletti, sacrificando ancora una volta sull’altare degli interessi politici di pochi il futuro di molti”.

In un passaggio, il movimento attacca direttamente Conte: “Fino a poco tempo fa si era detto convinto che quest’opera non serviva all’Italia perché troppo costosa per i benefici. Aveva letto bene l’analisi consegnatagli dalla commissione nominata, ed ora ha cambiato idea, fulminato sulla via di Damasco da promesse di finanziamenti europei o da equilibri politici da mantenere?”.

E ancora: “Abbiamo sempre definito il sistema Tav il bancomat della politica ed è solo di oggi la richiesta di arresto per il direttore della CMC che è il general contractor della Torino Lione. Un piccolo esempio di cosa abbia scelto il presidente Conte, altro che interessi degli italiani!”.

Insomma, amore al capolinea tra i No-Tav e il Movimento 5 Stelle, sempre più in caduta libera tra promesse non mantenute e salvataggi improbabili concessi a Salvini. “E allora il PD?”.

 

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