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Orban, un dittatore in Europa. In Ungheria gridano: “È un colpo di Stato”. Ma l’Ue tace

La storia insegna che le dittature nascono spesso dalle democrazie instabili. E per l’Ungheria già si parla di colpo di Stato e di principio di dittatura. Con tipica mossa tirannica, il presidente Viktor Orban ha usato il pretesto della pandemia per assicurarsi poteri eccezionali: ha chiuso le camere e ha bloccato le elezioni, a tempo indeterminato. Potrà governare a botta di decreti, sospendere o cambiare leggi in vigore: in pratica, pieni poteri senza limiti di tempo. Sarà lui a decidere quando tornare alla democrazia. Se mai lo deciderà. Ed è proprio questo il punto. Intanto, l’Europa anche sembra lasciarlo fare, mentre in molti – non solo dall’Italia – alzano la voce per chiedere al Ppe di cacciare Orban. Matteo Renzi, inoltre, è stato il primo dei politici italiani a chiedere che l’Ue valuti la possibilità di far uscire l’Ungheria dall’Unione.

Quello di Orban è solo l’ultimo, decisivo passo verso la cancellazione dei diritti fondamentali di uno Stato democratico. Il leader dell’opposizione, il socialista Bertalan Toth, ha detto: “Inizia così la dittatura senza maschera del primo ministro”. E persino il conservatore Jobbik, presidente del partito nazionalista, è d’accordo: “Siamo di fronte a un colpo di Stato”. E mentre Salvini e la Meloni salutano “con rispetto la libera scelta del parlamento ungherese, eletto democraticamente dai cittadini”, qualcuno prova a ricordare che quanto è successo in Ungheria qui da noi è già accaduto. Nel 1922, quando Mussolini andò al governo “democraticamente”.

Anche Hitler fu eletto cancelliere democraticamente. Le dittature nascono quasi sempre nelle democrazie instabili. E la tremenda crisi economica che già si intravede, e che riguarderà il mondo intero, non farà altro che alimentare instabilità e pericoli. Mentre il portavoce di Orbán, Zoltán Kovács, ripete con ogni mezzo che il premier è lì perché è stato votato e il “90% degli ungheresi è d’accordo sullo stato di emergenza. Proprio come in tempo di guerra, uno stato di emergenza potrebbe estendersi fino alla fine delle ostilità”.

Inoltre, in Ungheria, chi verrà accusato di diffondere fake news – potenzialmente anche qualsiasi genere di opposizione e denuncia di mala gestione dell’emergenza, in un Paese il cui sistema sanitario non appare pronto a gestire l’epidemia – potrà essere condannato fino a cinque anni di carcere. Con i nuovi poteri conferiti al premier “questo processo subirà probabilmente un’accelerazione”. Pronta la risposta, in salsa di propaganda dittatoriale, da parte di Orban: “L’opposizione sta dalla parte del virus”. Questa storia ci deve insegnare una cosa: difendiamo la nostra democrazia. Sempre.

 

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