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Papa Francesco sfida ancora la Lega: “Non seguite chi alimenta la paura dell’altro”

Una giornata dedicata ai più bisognosi, la Terza Giornata Mondiale dei Poveri che ha visto Papa Francesco lanciare un messaggio chiaro ai fedeli: “Nella smania di correre, di conquistare tutto e subito, dà fastidio chi rimane indietro. Ed è giudicato scarto: quanti anziani, nascituri, persone disabili, poveri ritenuti inutili. Si va di fretta, senza preoccuparsi che le distanze aumentano, che la bramosia di pochi accresce la povertà di molti”.

A fianco del papa numerose persone indigenti, insieme ai volontari che le accompagnano e a esponenti delle diverse realtà caritative che le assistono quotidianamente. Il pontefice non ha usato, al suo solito, parole di circostanza per ricordare come spesso la tentazione della fretta fa dimenticare gli ultimi. “Non va seguito chi diffonde allarmismi e alimenta la paura dell’altro e del futuro, perché la paura paralizza il cuore e la mente”. Eppure “quante volte ci lasciamo sedurre dalla fretta di voler sapere tutto e subito, dal prurito della curiosità, dall’ultima notizia eclatante o scandalosa, dai racconti torbidi, dalle urla di chi grida più forte e più arrabbiato, da chi dice ‘ora o mai più’. Ma questa fretta, questo tutto e subito non viene da Dio. Se ci affanniamo per il subito, dimentichiamo quel che rimane per sempre: inseguiamo le nuvole che passano e perdiamo di vista il cielo”.
Il papa è d’altronde sempre stato vicino ai più bisognosi, fin da quando era a Buenos Aires e andava loro incontro nelle villas miserias cittadine, giganteschi quartieri dove le persone vivono in condizioni di estrema povertà. Un impegno proseguito anche dopo l’approdo a Roma. In quel monito a non seguire chi incita all’odio verso l’altro, in molti hanno visto anche una frecciata alla Lega, proprio nelle ore in cui Salvini incontrava quel cardinal Ruini che, tra i pochi del mondo cattolico, aveva invece aperto al dialogo col Carroccio.Nelle sue parole che Francesco fa presente questa prossimità, ricordando che “non basta l’etichetta ‘cristiano’ o ‘cattolico’ per essere di Gesù”. Bisogna, piuttosto, “parlare la stessa lingua di Gesù, quella dell’amore, la lingua del tu”. E ancora: “Parla la lingua di Gesù non chi dice io, ma chi esce dal proprio io”. Il Papa ricorda come “i poveri sono preziosi agli occhi di Dio perché non parlano la lingua dell’io: non si sostengono da soli, con le proprie forze, hanno bisogno di chi li prenda per mano. Ci ricordano che il Vangelo si vive così, come mendicanti protesi verso Dio”.

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