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Arriva l’App per tracciare gli italiani. Paragone: “Siamo condannati a essere spiati”

Sono diverse settimane che si discute della App che il governo metterà in campo per tracciare le persone (per tracciare i nostri spostamenti). Il motivo ufficiale e apparente è quello di fermare così la pandemia di coronavirus. I dubbi però sono molti, e sono in tanti a storcere il naso. In questo modo è come se ci dessero la conferma di essere seguiti e spiati in tutto quello che facciamo. E la privacy? E la sicurezza? E tutta questa mole di nostri dati che verranno raccolti? Tra le tante voci di dissidenti c’è anche quella del senatore Gianluigi Paragone che con un suo pezzo sul Tempo lancia l’allarme: “Siamo condannati a essere spiati. Gli italiani saranno controllati con una app, come fossero in libertà vigilata a prescindere. Un po’ come fa il Fisco a cui devi dimostrare che non evadi. Un po’ come si fa con la Burocrazia, dove devi dimostrare di non essere un furbetto. Un po’ come si fa con tutto perché l’italiano è tendenzialmente uno che è meglio tenerlo sott’occhio”.

Spiega Paragone: “Quindi ecco che da Vodafone arriva Colao, la cui task force deve vedersela con la fantomatica ministra per l’Innovazione Paola Pisano in un braccio di ferro a chi ci infila il braccialetto elettronico più invasivo per monitorare i nostri movimenti. Tutto ovviamente per il nostro bene! Già, quello Stato che ha tagliato a destra e a manca sulla Sanità e sugli ospedali, quello Stato che se ne è fottuto della ricerca, quello Stato che non ha i soldi per sottoporre tutti e dico tutti i tamponi necessari, quello Stato che in poche parole non è in grado di garantire pienamente il diritto costituzionale alla salute, allora comprime un altro diritto costituzionalmente garantito che è la libertà di circolazione che non si esaurisce soltanto nella possibilità di andare dove si vuole (cosa che abbiamo toccato con un dpcm) ma è anche la libertà di farlo senza che qualcuno lo sappia”.

E poi cos’altro sottoporranno a restrizione? Continua Paragone: “Una app con geolocalizzatore sempre attivo sostituirà l’autocertificazione cartacea (prima barzelletta di questo governo) e un’altra app ci dirà se siamo troppo vicini a un positivo al virus, il quale ha avuto il privilegio di essere sottoposto a tampone; quindi potrebbe anche essere che frequentiamo una persona positiva a sua insaputa! Lo so che cosa direte: ma siamo già spiati da Facebook, da Google, da Apple, da Amazon e ora lo saremo con i cinesi di Hauwei cui abbiamo dato in consegna la imprescindibile tecnologia del 5G, perché non vuoi farlo per contrastare il pericolosissimo virus? Oppure ancora: cosa pensi, di poter fermare la modernità tecnologica? Ecco, se le cose stanno così allora taniamo completamente la Costituzione, facciamone carta straccia perché tanto ci sarà sempre un interesse magistralmente costruito come superiore che ridurrà un diritto a facoltà o a opzione”.

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E infine conclude Paragone sulla minaccia anche alla libertà di stampa: “C’è un virus? Allora nessuno deve divulgare notizie che non siano quelli bollinate. Allora nessuna circolazione, tutto chiuso, tutto bloccato. E se provi a dire che siamo in questa situazione perché l’impreparazione regna sovrana, ecco che fai propaganda politica. Ecco, io mi oppongo e voglio essere libero di farlo, perché ho il diritto a costruire una mia resistenza a questa narrazione unilaterale che mi toglie sempre un pezzo di ciò che mi appartiene”.

 

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