Tutto rinviato, tutto in divenire. Ufficialmente perché “serve più tempo per evitare errori”. In realtà, in attesa che gli animi si rasserenino dopo gli ultimi, violenti contrasti che hanno diviso il governo. Una spaccatura feroce, quella andata in scena sul caso migranti, la cui conseguenza è lo slittamento tanto del reddito di cittadinanza quanto di quota 100, provvedimenti che non saranno discussi nel corso del prossimo consiglio dei ministri. Si faranno, ma non si sa quando. Un esecutivo, al momento, paralizzato dalle troppe liti interne.
Al momento, è scattata la tregua. Nessuno spara, dopo la paura che la tenuta del governo fosse veramente a rischio. Il ritorno da Varsavia di un Salvini infuriato con Conte per l’apertura all’accoglienza dei migranti della Sea Watch ha spaventato tanto i leghisti quanto i pentastellati, convinti per un attimo che gli equilibri stessero per rompersi. Poi il cessate fuoco, che non ha però cancellato quanto accaduto.
Il timore è che, al momento, il governo somigli più a una maionese impazzita dove il “tutti contro tutti” è una regola e non l’eccezione. Salvini ribadisce la linea dura sull’immigrazione, Conte rivendica attraverso i social la sua decisione di apertura agli sbarchi, alcuni esponenti leghisti annunciano la propria vicinanza ai manifestanti Sì Tav mentre i Cinque Stelle continuano ad avanzare dubbi sulla convenienza dell’opera. Ognuno va dove gli pare, almeno questa è l’impressione. E i provvedimenti più attesi, su tutti il reddito di cittadinanza, passano da un rinvio all’altro.Lega, guerra ai 5Stelle: “Reddito ci cittadinanza? Così non lo votiamo”. Caos nel governo