Doveva essere una parata trionfale, quella di Matteo Salvini a Bibbiano, il piccolo paese della Val d’Enza trasformatosi nei mesi, suo malgrado, in simbolo della campagna elettorale del Carroccio, il Paese dello scandalo adozioni (in realtà quasi del tutto smontato dalle successive indagini) eretto ad arma contro il Partito Democratico, presunto complice di quell’orrore. “Giù le mani dei bambini” il cartello che capeggiava non a caso tra la folla durante il comizio verde. Ma purtroppo per il Capitano l’attesa adunata non c’è stata e la piazza è rimasta mezza vuota per tutta la durata dell’incontro.
Lo spettacolo preparato nel dettaglio da Salvini si è svolto come una sorta di reality show, con il segretario della Lega nel ruolo di presentatore a introdurre e alternare sul palco testimonianze di famiglie e delle loro tragedie personali. Con qualche frecciata, dettata dal nervosismo, alle Sardine che intanto facevano boom di adesione tra la gente: “Dispiace che a qualche metro di distanza da qui ci sia qualcuno pronto a fare polemica: il bene dei bambini dovrebbe unire tutti. La politica non dovrebbe dividersi su questo”.
Nel finale l’intervento più atteso, Paola, la madre di Tommy Onofri, a raccontare la storia dell’omicidio di un bambino che aveva sconvolto l’Italia. “Potete capire come sono rimasta quando ho saputo che uno dei tre assassini, la donna, ha ricevuto un permesso premio. Ringrazio Matteo che mi ha dato la possibilità di sfogarmi”. In chiusura di nuovo Salvini: “Ci sono 26 mila bambini lontani dalle loro famiglie. In molti casi, per motivi giustificati, la violenza c’è. Ma se anche uno fosse stato sottratto ingiustamente, è dovere di un popolo fare sì che possa tornare dalla sua famiglia”. Poi l’idea di una mobilitazione di massa contro le droghe, a difesa della famiglia. Con la Borgonzoni nel frattempo sul palco senza che nessuno se ne accorga, sempre più un fantasma. Annullata, nel frattempo, un’altra citofonata in programma a Bologna. Forse perché le ultime uscite del Capitano si sono rivelate più un boomerang che altro.Artista anticlericale amica della comunità Lgbti: com’era Lucia Borgonzoni fino a qualche anno fa