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Pd, è guerra anche sul traghettatore. Il nome forte ora è quello della Finocchiaro. Ma…

Nicola Zingaretti ha detto che non farà passi indietro. Le sue dimissioni restano valide, così come resta valido il solito principio per cui il Pd è un partito fratricida in cui la sola regola che regna è quella della guerra tra correnti. Non è il tempo per un congresso, e così i leader della minoranza di Base riformista e quelli della maggioranza interna hanno deciso di eleggere il successore di Nicola Zingaretti nella già prossima Assemblea nazionale. Un traghettatore, insomma. E anche su questo si è aperto l’ennesimo scontro. Chi sarà? “Non c’è tempo da perdere”, dice Dario Franceschini ai suoi, preoccupatissimo di mettere il partito al riparo dalla bufera che si è scatenata dopo le dimissioni improvvise di Zingaretti.

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“Dobbiamo salvare il Pd ed evitare i contraccolpi che queste dimissioni potrebbero provocare”, gli fa eco Lorenzo Guerini ai fedelissimi. Mentre Andrea Orlando – che in quanto vice di Zingaretti si era proposto come referente di Draghi nei dem – al pari degli altri suoi compagni di partito è ora in difficoltà. L’Assemblea nazionale è prevista per il 13 e 14 marzo, ma non ci sarà però nessuna resa dei conti in quella sede e non si fronteggeranno due candidati alternativi.

La corsa per la leadership del partito sarà rinviata a un congresso da tenersi nei primi mesi del prossimo anno. E sarà quindi in quei primi mesi del 2022 che scenderanno in campo i veri candidati alla segreteria del Partito democratico. Lo scontro, quindi, adesso è tutto sul nome del traghettatore del Pd. I nomi che si fanno – riporta il Corriere – sono quelli di due donne. La prima è Roberta Pinotti, presidente della commissione Difesa del Senato: fa parte della componente di Area dem, che fa capo al ministro della Cultura Franceschini.

La seconda, data in vantaggio, è Anna Finocchiaro: non è più parlamentare, è una donna autonoma e indipendente rispetto alle correnti del partito, ma comunque potrebbe essere sponsorizzata dalla “Ditta” del Pd. C’è poi un terzo possibile candidato, che però non scalpita certamente per essere eletto nell’Assemblea nazionale. Si tratta di Orlando stesso.

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