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Pensione, chi può andarci un anno prima e come

Il governo sta per varare alcune norme che permetteranno ad alcune categorie di persone di andare in pensione un anno prima. Ecco chi potrà farlo e come. L’ufficialità è in dirittura d’arrivo, ma intanto l’Inps ha diffuso una circolare, la numero 25 del 6 marzo 2023. Si tratta della circolare relativa alla manovra di bilancio che contiene le norme sulla pensione anticipata, la cosiddetta Opzione Donna.
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Il governo permette di andare in pensione un anno prima, ecco chi potrà farlo

Il governo sta per ufficializzare le nuove regole di Opzione Donna. Sarà possibile, dunque, abbassare di un anno l’età minima per poter usufruire della misura ed eliminare il vincolo che riguarda i figli. L’età pensionabile scenderebbe da 60 a 59 anni. Le donne che potrebbero usufruire di questa misura salirebbero in questo modo da 2.900 a 13.200. Non un cambio indifferente. La modifica, però, è ancora soltanto un’ipotesi, ma dovrebbe essere già presente nel prossimo decreto ministeriale. Si tratta dello stesso decreto che cancellerà il reddito di cittadinanza come lo abbiamo conosciuto finora. Sarà la volta della cosiddetta “Misura di inclusione attiva” (Mia).

L’età standard per la pensione tornerebbe, quindi, a 59 anni, uno in meno della norma. Le categorie di persone che rientrano nella misura sono le donne, le persone con disabilità riconosciuta al 74% o i caregiver. Questi ultimi sono coloro che si prendono cura di un familiare che necessita della propria presenza per almeno sei mesi. Alle categorie citate, già presenti in altre normative, si aggiungono coloro che hanno subito un licenziamento o che lavorano per un’azienda in crisi. A differenza delle precedenti normative, inoltre, viene meno il vincolo di almeno un figlio a carico.

In pensione un anno prima: c’è la copertura finanziaria?

La Repubblica ha provato a rispondere ai dubbi sulla possibile copertura finanziaria della manovra. Diecimila potenziali pensionate in più non rappresentano una passeggiata per le casse dello stato. Secondo il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, comunque, non ci sarebbero grandi modifiche per quest’anno: circa 70 oppure 80 milioni di euro. Diverso il discorso dal 2024 in poi, quando la misura potrebbe costare allo stato circa 250-300 milioni.

Ma la volontà politica sulla manovra c’è, ed è stata confermata dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone, e dal sottosegretario, Claudio Durigon. Ci sarà da vedere quante eventuali resistenze porteranno all’adozione già dal prossimo decreto.

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