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Pensioni e giovani: un 25enne dovrà lavorare più di 46 anni

Per le nuove generazioni andare in pensione diventa sempre più un miraggio. Lo dice con chiarezza il simulatore dell’Inps “Pensami” recentemente aggiornato: per un giovane o una giovane la pensione sta diventando un sogno lontano, talmente lontano che rischia addirittura di non essere una reale possibilità. Infatti con l’aggiornamento del simulatore Inps, ciascuno può verificare la propria posizione previdenziale e contributive e avere una data presunta di pensione, semplicemente entrando nel sito e immettendo i dati richiesti. Si scopre così che un giovane che inizi a lavorare oggi a 25 anni di età, andrà in pensione anticipata a 70 anni con 46 anni e quattro mesi di contributi versati. Infatti, dopo il 2026 anche le pensioni anticipate torneranno a essere aggiornate all’aspettativa di vita, meccanismo bloccato dal decreto 4 del 2019 che aveva istituto la quota 100. Per la pensione di vecchiaia lo stesso giovane dovrà puntare all’età di 70 e sei mesi unitamente ad almeno 20 anni di contributi versati e un assegno futuro di pensionamento pari ad almeno una volta e mezzo il trattamento minimo. Se gli anni di contributi sono meno di 20 anni (ma più di 5) va anche peggio: in questo caso l’attesa per la pensione di vecchiaia si prolungherà fino a 74 anni e 10 mesi.

Dunque a conti fatti, servirà lavorare sempre di più per arrivare alla pensione, anche se si dovesse puntare a quella anticipata. Infatti, dopo il 2026 verranno rivisti anche i contributi necessari (attualmente di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne) come avviene per la pensione di vecchiaia (ad oggi, a 67 anni). La pensione anticipata contributiva dei 64 anni, suscettibile di aggiornamento all’aspettativa di vita nel tempo, si potrà raggiungere solo se si hanno requisiti contributivi e di importo dell’assegno futuro che non facilitano di certo le carriere discontinue dei giovani.
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Continuando con le simulazioni con pensioni per i giovani lavoratori, per i trentenni la situazione migliora, ma non di molto. Un contribuente nato nel 1990 andrà in pensione di vecchiaia a 70 anni unitamente ad almeno 20 anni di contributi, mentre serviranno 74 anni e tre mesi se non dovesse raggiungere la contribuzione minima.


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