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Pensioni, si cerca l'accordo tra governo e sindacati, ma le distanze sono ancora ampie

La discussione sulla speranza di vita

La questione delle pensioni continua a caratterizzare con grande forza gli scenari politici. L’ultima apertura formulata dall’esecutivo, che si adeguerebbe in tal modo ad una ridefinizione dei criteri di calcolo della speranza di vita su cui si dovrebbe impostare l’età pensionabile, si accompagna infatti ad un giudizio negativo da parte dei sindacati sul complesso delle risposte governative.
In particolare a scavare il solco tra le controparti è la decisione del governo di non allargare l’elenco dei lavori che dovrebbero essere esentati dall’aumento che scatterà nel 2019, quando l’età pensionabile dovrebbe salire a 67 anni e di mantenere il punto su criteri di accesso giudicati punitivi dalle centrali sindacali.
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Il punto sulla situazione

Per quanto riguarda la prima questione, l’esecutivo non sembra intenzionato a derogare dai quindici lavori previsti, ovvero gli undici che già facevano parte dell’elenco per l’Ape social, più i lavoratori della siderurgia, della pesca, i marittimi e gli agricoltori.
In relazione alla seconda questione, invece, il governo continua a promuovere l’ipotesi che prevede trentasei anni di contributi oltre a sei anni di lavoro gravoso durante gli ultimi sette, condizione quest’ultima che dovrebbe essere dimostrata dai richiedenti.
Inoltre sembra disposto a prendere in considerazione l’ipotesi di un ritorno alla situazione preesistente nel caso invece l’aspettativa di vita facesse registrare una diminuzione soltanto nel biennio successivo a quello in cui avverrebbe la rilevazione.
Nonostante il dissenso formulato dai sindacati, il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, si dice invece convinto del fatto che la discussione in atto sulle pensioni sia estremamente positiva.
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pensioniUn giudizio non condiviso dai sindacati

I sindacati dal canto loro non esitano a manifestare il loro scontento per il modo in cui sta procedendo la discussione sulle pensioni. In base alle indiscrezioni emerse sinora, l’esecutivo avrebbe infatti dato la sua disponibilità a salvare circa 20mila lavoratori, un numero giudicato ancora troppo esiguo dalla controparte, che punta decisamente ad allargare la platea dei potenziali beneficiari.
Se da più parti si continua a dare per scontato un accordo finale, va però sottolineato come il tempo a disposizione non sia più molto, considerato che l’ultimo round dovrebbe aver luogo il 14 novembre, quando si terrà il vertice conclusivo tra i sindacati e il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.
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pensioniIl mondo politico chiede un rinvio

Mentre va avanti la trattativa, il mondo politico si interroga sulle mosse da mettere in campo per cercare di non rimanere con il cerino in mano a pochi mesi da una tornata elettorale che si preannuncia estremamente complicata.
Va infatti ricordato come l’aumento dell’età pensionabile in base all’aspettativa di vita sia vista con un certo fastidio in un Paese che continua ad essere gravato dal problema di una disoccupazione giovanile troppo elevata.
Sia il centrosinistra che il centrodestra, quindi, propongono un rinvio, almeno di un semestre, per il varo del decreto ministeriale che aumenterebbe l’età pensionabile a 67 anni nel 2019. Un tentativo di neutralizzare gli effetti politici di una questione che potrebbe danneggiare non poco le sorti elettorali dei partiti che hanno votato a favore della legge Fornero.
A trarne ulteriore vantaggio potrebbe essere il Movimento 5 Stelle, il quale non ha appunto partecipato alla votazione del provvedimento e che di conseguenza potrebbe passare all’incasso nel corso delle elezioni politiche che si svolgeranno in primavera. Considerato quanto accaduto con il voto per il rinnovo dell’assemblea regionale siciliana, sembra che i timori di una ulteriore avanzata del movimento fondato da Beppe Grillo siano tutt’altro che infondati.