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Paolo Brosio: “Eviterei i vaccinati, meglio frequentare i tamponati”

Il giornalista Paolo Brosio è noto per le sue posizioni contrarie alla vaccinazione contro il Covid. L’ex collaboratore di Emilio Fede al tg4 viene spesso invitato nelle trasmissioni televisive per esporre il suo punto di vista. Non mancano quasi mai nemmeno battibecchi e furiosi litigi con gli altri ospiti. Stavolta, però, a far discutere sono le sue dichiarazioni rilasciate all’Adnkronos. Brosio conferma tutto il suo scetticismo sui vaccini. Ma, soprattutto, dice che si sentirebbe molto più sicuro a frequentare una persona che ha appena fatto un tampone rispetto ad un vaccinato.

Paolo Brosio

“I veri ‘problematici’ sono i vaccinati, non chi non lo è ed è negativo al tampone”, dichiara senza peli sulla lingua Paolo Brosio. “I secondi sono senz’altro più attendibili dei primi. – specifica il giornalista – Perché danno una fotografia in tempo reale di chi ti trovi di fronte. Se dovessi scegliere chi frequentare, opterei per chi mi mostrasse un tampone negativo piuttosto che un certificato vaccinale di sei mesi fa”, questo il suo punto di vista che sta facendo esplodere i social network.

“Dunque, è un controsenso pensare a un lockdown per chi non è vaccinato oppure per chi ha già contratto il virus e non ha fatto successivamente una prima dose”, rincara poi la dose Paolo Brosio. “Il vaccino è un colabrodo e il super green pass probabilmente dovrebbe durare al massimo sei mesi. Inoltre, non mettiamo sullo stesso piano i non vaccinati e i guariti, perché i secondi, non trasmettendo il virus, sono una risorsa. E i virologi non dovrebbero dimenticare così spesso di dire che esiste una immunità mnemonica cellulare”, affonda ancora il colpo.

“Il lockdown per i non vaccinati è inutilmente discriminatorio, se è vero che nelle terapie intensive finiscono anche i vaccinati. La vera sicurezza, il migliore scudo contro il Covid è il tampone, non il siero. Tanto è vero che adesso diverrà obbligatorio anche nei cinema e nei teatri anche per i vaccinati. E poi, come ho sempre detto, bisognerebbe tornare al medico di famiglia che va in casa dei malati e che li cura nel loro domicilio. Toglierebbe l’intasamento dagli ospedali”, conclude Paolo Brosio.

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