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PMI nel futuro: l'Italia apre ai servizi con il nuovo piano di investimenti Industria 4.0

Il piano Industry 4.0 apre ai servizi e diventa Impresa 4.0

Le PMI nel futuro saranno interessate da grandi trasformazioni. L’Italia ha già pronto un nuovo piano di investimenti statali per cavalcare il cambiamento. Come annunciato a settembre da Carlo Calenda, Ministro dello Sviluppo Economico, il piano Industry 4.0 oggi amplia i suoi obiettivi aprendo al settore dei servizi e diventando Impresa 4.0.
La prima fase di attuazione di Industry 4.0 offre senza dubbio un bilancio positivo, mostrando un Paese dove sono cresciuti gli investimenti nel settore Ricerca&Sviluppo e il mercato dei beni strumentali (+11% nel primo semestre dell’anno, + 9% rispetto a quello del 2016). Tuttavia, rispetto all’Europa, procedono a rilento quelli “early stage” in venture capital.
L’Osservatorio Industry 4.0 ideato e condotto dal Politecnico di Milano ha rilevato che lo scorso anno gli investimenti effettuati dalle aziende si sono concentrati nell’Internet of Things (1 miliardo di euro, +27%), seguito dalle tecnologie “analytics” (330 milioni di euro), dal “cloud computing” (150 milioni di euro) e dall’automazione (120 milioni di euro). Per il 2017 prevede addirittura il raddoppio di quelli destinati all’innovazione, cifra non lontana dall’obiettivo prefissato, pari a 10 miliardi di euro.

Un piano di investimenti che piace alle PMI

Grande successo per il piano di investimenti, lanciato un anno fa, che porterà le PMI nel futuro. Lo giudicano positivamente le piccole e medie imprese italiane operanti nel settore manifatturiero secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio MECSPE. Tuttavia il 66% di loro ritiene che sia stata data troppa attenzione alle grandi imprese.
In linea generale, 9 imprese su 10 si dicono pronte ad investire nelle nuove tecnologie per migliorare la produttività e trasformarsi così in fabbriche smart. Tra gli incentivi statali più apprezzati figurano: l’iperammortamento per le macchine digitali (69%), il credito d’imposta per la R&S (57,4%), l’ottimizzazione delle connessioni digitali (54,6%) e la detassazione dei premi di produzione (51,1%).
I dati sono ancora più incoraggianti se si pensa che il 46% delle aziende risulta favorevole a investire una quota del fatturato in innovazione, indipendentemente dal fatto che lo Stato possa offrire o meno incentivi. Solo il 3% dichiara che sospenderà ogni azione in tal senso se verrà a mancare il supporto dello Stato.

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Tecnologie e competenze per competere sul mercato globale

Le PMI nel futuro si troveranno sempre più ad investire nelle nuove tecnologie per migliorare i sistemi e i processi produttivi, con l’obiettivo di essere più competitive sul mercato e di fatturare di più. Oggi la digitalizzazione raggiunta è piuttosto elevata, specie per quanto riguarda gli ambiti di Ricerca&Sviluppo (61,2%), relazione con i clienti e gestione delle reti di vendita (22%).
Per fare il “grande salto” le aziende dovranno cambiare modo di operare perché non sarà più sufficiente puntare sulle attività “core” (es. vendite, progettazione, ecc.). Saranno tenute ad investire in quelle aree finora considerate marginali come la gestione delle informazioni e dei documenti aziendali, prestando molta attenzione ai prodotti venduti. Anche le competenze avranno un ruolo di primo piano per le imprese smart.
Non a caso, Impresa 4.0 lavora per potenziare 2 ambiti cruciali: la scuola, con investimenti volti a ridurre il “gap tecnologico” e ad aumentare i percorsi di studio sul digitale; la formazione continua, tramite il credito di imposta per i corsi legati alla digitalizzazione.
Per essere competitive sul mercato globale, le aziende dovranno agire sistematicamente, incentivando l’acquisizione di competenze e la professionalità, nonché adottando modelli organizzativi innovativi.