Vai al contenuto

Anche Prada dice addio alle pellicce: finalmente gli animali morti non sono più cool

Una scelta felicissima quella di Prada. L’azienda ha deciso di abbandonare le pellicce. Infatti, a partire dalla collezione primavera estate 2020 il gruppo guidato da Patrizio Bertelli e Miuccia Prada aderisce alla Fur Free Alliance e sceglie di non avvalersi più di nessuna pelliccia di animale. Le collezioni già in essere e le scorte andranno in esaurimento, ma il futuro del gruppo che controlla anche marchi come Miu Miu, Car Shoe e Church’s svolta verso la sostenibilità.

“L’innovazione e la responsabilità sociale sono parte dei valori fondanti del Gruppo Prada e la decisione di sottoscrivere la politica fur free – frutto di un dialogo costruttivo con Fur Free Alliance e in particolare con LAV e con The Humane Society of the United States – rappresenta un importante traguardo nell’ambito di questo nostro impegno”, ha dichiarato Miuccia Prada.

“La ricerca e lo sviluppo di materiali alternativi consentirà all’azienda di esplorare nuove frontiere della creatività e di rispondere, allo stesso tempo, alla domanda di prodotti più responsabili”. Sempre più marchi del lusso hanno fatto questa scelta: lo ha deciso Gucci nel 2017, ma alcuni stilisti francesi come Jean Paul Gaultier e John Galliano, ex creativo di Dior ora direttore creativo di Martin Margiela, con Renzo Rosso.

Ma anche Versace, Michael Kors, Giorgio Armani, Hugo Boss, Ralph Lauren, Calvin Klein, e ovviamente Stella McCartney, da sempre impegnata sulla sostenibilità.

Oltre agli stilisti, anche la Ynap di Federico Marchetti, ora controllata da Richemont, già nel 2009 aveva deciso di adottare una politica Fur Free, chiedendo ai suoi clienti se erano interessati o meno a comprare pellicce online, sulle piattaforme del gruppo. Resta da capire come risponderanno ora le altre griffe della moda, e in particolare quelle che fanno parte dell’universo di Lvmh, tra cui Fendi.

Congratulazioni sono arrivate da Fur Free Alliance attraverso il presidente Joh Vinding. Plauso anche dalla Lav, con Simone Pavesi, manager dell’area Animal Free Fashion, che parla di una decisione “coerente con una nuova idea di lusso più etico e sostenibile” che “risponde alle aspettative dei consumatori”. Per Pj Smith di The Humane Society of the United States “uno dei più grandi gruppi nel settore del lusso è diventato un player importante in materia di rispetto degli animali e di innovazione, a vantaggio delle generazioni future”.

 

Ti potrebbe interessare anche: Richer Sounds: il capo va in pensione e regala l’azienda (da 200 milioni) ai suoi dipendenti