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Preparare al cambiamento implementando la trasformazione: Smartive e la rivoluzione digitale

Un ossimoro, una piacevole contraddizione, un’intervista decisamente ‘unconventional’: discutere di rivoluzione digitale nella saletta di un caffè dall’arredamento vittoriano, circondati da vecchi quadri e mobili antichi, parlare di futuro immersi nel passato.

Ho incontrato Marco Mazzini  proprio nella sua terra natale, uno di quei luoghi in cui il mare si sente, anche nei punti da dove non si vede, in una di quelle giornate di vento in cui l’odore del salmastro abbraccia l’atmosfera, ci siamo seduti accerchiati dal passato ed abbiamo fatto un balzo nel futuro.

Marco Mazzini è il co-founder di Smartive, società di consulenza focalizzata sul supporto ai dirigenti delle risorse umane di grandi aziende, nell’accompagnare il personale dentro al digitale.

Trasformiamo le persone per trasformare le organizzazioni. Questo è il nostro motto, la sintesi della nostra mission, l’obiettivo che ci proponiamo all’inizio di un percorso, un percorso che ha un chiaro punto di partenza ed un preciso traguardo, noi costruiamo la strada per raggiungerlo. L’approccio all’avvento del digitale è parte di un processo che condurrà le aziende in un futuro ancora incerto, non sappiamo ancora, di preciso, quale saranno i reali effetti di questa rivoluzione sul lavoro, ma sappiamo perfettamente che c’è assoluto bisogno di prepararsi a cambiamenti epocali.” 

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Smartive è come una speciale agenzia di viaggi, un’agenzia che organizza il viaggio nel futuro, il viaggio nel digitale, traghetta le persone su una sponda nuova, alla conquista di nuove terre, di nuovi orizzonti, il concetto del ‘journey’ ricorre spesso nelle parole di Marco Mazzini, mentre racconta il suo lavoro.

“Il viaggio è una delle nostre key-word principali, è la parola esatta per comprendere come la trasformazione digitale delle persone sia un processo a tappe, un vero e proprio percorso, in cui ogni fermata è indispensabile. Mi balza sempre in mente il paragone con la ‘Transiberiana’, il treno che attraversa le lande del nord-est del mondo ed il viaggiatore, dal finestrino, scorge centinaia di migliaia di dettagli, che vanno a comporre l’esperienza, preparandosi all’arrivo alla meta.

Il ‘journey’ viene concordato direttamente con l’azienda con cui iniziamo una collaborazione, ci sono diversi step indispensabili per ottenere dei buoni risultati. Il principio cardine è quello di condurre ad un vero e proprio cambiamento mentale, che non sia una semplice preparazione all’introduzione di nuove tecnologie. Parliamo di ‘open trasformation’ che si tratta di una vera e propria estensione di una ‘open innovation’: non basta trasformare l’entità aziendale affinché diventi ‘open’, serve anche instillare un vero e proprio cambiamento di approccio nei suoi componenti. Chi opera nell’organizzazione deve percepire, sentire, capire il cambiamento per contagiare, contaminare il resto del personale.”

Ispirare ma non solo, anche formare e preparare, ma come?

“Le possibilità che Smartive offre alle aziende sono molteplici e contemplano diversi livelli di azione. Si tratta di differenti programmi che sono come i gradini di una scala, si va da discussioni preparatorie all’argomento, fino a veri e propri eventi formativi, hackaton, che rappresentano il nostro modello di lavoro principale. Operiamo all’interno delle grandi aziende, cerchiamo di infondere la mentalità di una start-up, all’interno delle imprese-colosso. Anche se il concetto di start-up è decisamente pericoloso, in quanto oggi facciamo un vero e proprio abuso di questo termine: qualsiasi azienda appena avviata viene definita ‘una start-up’, in realtà credo che si dovrebbe fare una distinzione marcata tra una semplice impresa che nasce ed una start-up. Una start-up contempla un approccio ‘smart’, agile, una spiccata apertura all’innovazione, alla tecnologia: trovare una start-up innovativa e promettente non è affatto facile, il problema di oggi è che si tende a generalizzare, definendo start-up, qualsiasi società che prende forma. Perché è importante parlare di start-up in questo contesto? Semplicemente perché Smartive ha il compito di portare i dirigenti di grandi multinazionali, a pensare come giovani startupper.”

Il lavoro con i gruppi dirigenti di grandi aziende avviate non è certo semplice, cambiare la mentalità di persone abituate a pensare ed agire in un’epoca completamente differente da quella in cui stiamo entrando comporta grossi rischi. Su tutti il rischio dell’atteggiamento ostile di chi non ci crede, di chi partecipa alla formazione soltanto per indicazioni dall’alto, di chi non ha fiducia nel progresso ma resta ancorato ai principi obsoleti che l’ha condotto ai vertici della piramide organizzativa.

“Per affrontare questo genere di problema, Smartive ha pensato a diverse soluzioni. Innanzitutto la nostra società non può utilizzare metodi evangelizzatori, non si tratta di spiegare all’interlocutore ciò che deve fare, ma indurlo ad un ragionamento, non semplicemente dando indicazioni, ma accompagnandolo a modificare i canoni di pensiero. Ci siamo trovati spesso di fronte a questo genere di ostacoli, in termini di resistenza al progetto oppure di accettazione passiva del processo. Fondamentale, infatti, è anche la continuità che si conferisce al nostro lavoro: il raggio d’azione di Smartive non può essere limitato ad un’esperienza passeggera, piuttosto dev’essere continuamente aggiornato e gestito nel tempo. Uno dei metodi principali che attuiamo per contrastare le reticenze dei dirigenti è quello della ‘contaminazione’. I manager vengono messi a contatto con personaggi esterni di pari grado, appartenenti ad altre realtà, per indurre al confronto. Le aziende, oggi, più grandi sono, più tendono a chiudersi in se stesse, a dimenticarsi dei bisogni dei clienti, per questo hanno bisogno di reindirizzare il punto di vista, spalancarsi al cambiamento: condividere le problematiche abbassa notevolmente le paure, positività ed apertura sono contagiose.”

Ma scendiamo nel dettagli: che cos’è, di preciso un hackathon? In che cosa consiste? Come si svolge?

“L’hackathon è a tutti gli effetti un evento, può avere una durata variabile, da una giornata, fino ad una settimana, il personale di un’azienda si riunisce in una location stabilita, dove si svolgono attività di formazione. Per ciò che riguarda Smartive si tratta di qualcosa di molto particolare, è un fenomeno speciale, richiede un’organizzazione dettagliata ed una serie di collaborazioni esterne. È come produrre un film, servono sceneggiatori, catering, esperti esterni in materia, personale atto a svolgere diverse mansioni, si tratta di un vero e proprio sistema complesso che ricrea l’ambiente favorevole per attuare un cambiamento di mentalità. Recentemente abbiamo organizzato un hackathon per una multinazionale nel settore della grande distribuzione organizzata, l’obiettivo è proprio quello di condurre il personale addetto alle risorse umane, verso la trasformazione digitale. Tutti i responsabili delle risorse umane si sono ritrovati in una location studiata e preparata per l’occasione, di fronte ai grandi quadri dirigenziali aziendali, hanno dovuto esporre delle problematiche organizzative, tentando di risolverle con lo studio ed il lancio di un’App. Hanno lavorato ininterrottamente per 48 ore consecutive, senza neppure ricordarsi di dormire, divisi in gruppi, uniti e coesi, hanno rilevato il problema ed ideato la soluzione. Questa attività è estremamente utile per creare uno spirito di gruppo, ma anche per permettere ai piani alti di una multinazionale di capire gli effettivi malfunzionamenti interni. La App dichiarata vincente dalla giuria, ha avuto la possibilità ed il sostegno per essere effettivamente realizzata. All’interno di questa due giorni non si è soltanto lavorato al progetto suddetto, ci sono stati diversi speech, interventi di personaggi esterni esperti del settore, sono stati ricreate le ambientazioni adatte per una maggiore produttività ed i risultati sono stati decisamente tangibili, sia in termini di sviluppo, che in un riscontro emozionale.”

hackathlon-smartive-2Terminata la discussione su Smartive siamo usciti dal caffè dall’arredamento vittoriano, ci siamo ritrovati nella piazza di quel piccolo paese di mare, che da decenni vive di solo turismo. Nel silenzio di un pomeriggio d’inverno, in cui si sentiva soltanto il fischio forte del libeccio, una domanda mi è sorta quasi spontanea.

Un personaggio che vive da anni a stretto contatto col digitale e che prepara il mondo a questa rivoluzione, che cosa pensa sul futuro del lavoro e sull’avvento dei robot?

“Su ciò di cui non si può parlare… è meglio tacere!” Sorride.

So soltanto che il 65% dei bambini che nascono adesso, faranno un lavoro di cui noi, in questo momento non contempliamo neppure l’esistenza.

(Tutte e info su Smartive Company su www.smartive.company)