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Quel messaggio della polizia a Roberto Saviano che deve farci paura

“La polizia di Stato serve il Paese e non è piegata ad alcun interesse di parte. Chi sbaglia paga nelle forme prescritte dalla legge. Che pena leggere commenti affrettati e ingenerosi per dispute politiche o per regolare conti personali”. Una risposta, quella arrivata dall’account ufficiale della polizia e indirizzata a Roberto Saviano, che ha fatto discutere. E sulla quale, attraverso le pagine di Fanpage, è tornato in queste ore Adriano Biondi: “Se il messaggio non vi causa alcun tipo di ansia e non vi mette a disagio, allora avete un problema. Anzi, abbiamo un problema”.

“I mutati equilibri di potere e la presenza al Viminale di un ministro come Matteo Salvini sembrano aver influenzato in maniera sensibile anche le scelte comunicative e l’approccio all’opinione pubblica (nelle piazze reali e virtuali) di chi rappresenta le istituzioni e detiene il monopolio della forza. L’insistenza con cui Salvini si presenta con la divisa della Polizia e la tendenza ad ampliare il raggio di ciò che considera “decisione politica” (si veda il caso Diciotti), rafforzano poi la sensazione di un mutamento strutturale del rapporto fra politici, istituzioni e forze di polizia”.“Il caso del video di Manduria, sollevato da ValigiaBlu, e la gestione delle critiche successive, sono estremamente esplicativi. Il 2 maggio VB pubblicava ‘un articolo critico sulla scelta della polizia di pubblicare sui propri account social due video delle aggressioni a Manduria, dove una persona anziana e con problemi mentali è stata picchiata, torturata, bullizzata da un gruppo di ragazzi tra cui alcuni minorenni’. La scelta, che evidentemente non aveva alcuna valenza di tipo investigativo (semmai giornalistico, ma questo è chiaramente un altro discorso), determinava la nascita di ‘un’ondata di odio, sete di vendetta, violenza inaudita, commenti spaventosi tranquillamente ospitati sugli spazi social della polizia di Stato’. Il tutto con una moderazione praticamente inesistente”.“Con la risposta a Roberto Saviano, però, si è passati addirittura al livello successivo. La Polizia di Stato (che non ha ancora chiarito chi gestisce quell’account) non solo sceglie di rispondere direttamente alle critiche di uno scrittore (che per inciso è sotto protezione…), ma lo fa in modo aggressivo e minaccioso, delegittimando gli argomenti di un cittadino (“che pena”!) e parlando di “regolamento di conti”. Un linguaggio da baruffa politica, che con il ruolo e la complessità dei compiti della Polizia di Stato non c’entra nulla, ma che soprattutto apre prospettive inquietanti”.

“Che piaccia o meno al Viminale, la Polizia di Stato ha il compito di proteggere e tutelare Saviano “anche” quando muove critiche alla Polizia di Stato o alle istituzioni. E ogni cittadino deve sentirsi libero di criticare le istituzioni e le stesse Forze dell’ordine, senza reprimende intimidatorie o gogna pubblica”.

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