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Renzi spacca il governo e attacca Conte: “Ora basta. Fase 2? Calpestata la Costituzione”

Matteo Renzi torna a bombardare il governo, e più direttamente il premier Conte. Sull’ultimo Dpcm il leader di Italia Viva fa partire una pioggia violentissima di critiche e accuse su quanto sia sbagliato, se non addirittura pericoloso, il provvedimento del governo sulla Fase 2 dell’emergenza Coronavirus. In un’intervista a Repubblica, il leader di Italia viva definisce il Dpcm un “assurdo costituzionale”, chiede di trasformarlo in un decreto e portalo in Parlamento, a punta dritto contro il premier: “Non può impattare sulla vita delle persone al punto di definire con un Dpcm chi puoi vedere”.

E poi, continua Renzi: “Abbiamo accettato una limitazione quando le terapie intensive scoppiavano e i medici dovevano decidere chi intubare e chi no, ora basta. Quando si inizia a considerare la libertà un bene disponibile, iniziano brutte storie. La libertà non vale meno della salute. La libertà delle persone non può essere messa in discussione, questo è il punto fondamentale. Non si possono considerare gli italiani come bambini. Non si può mettere in discussione se incontri Tizio o Caio, perché questo non ti compete, non tocca allo Stato”.

Secondo Renzi anche la mancata apertura su base regionale è un errore, decisione dietro la quale lancia un velato sospetto che ci sia stato calcolo politico da parte di palazzo Chigi: “È una scelta sbagliata. E se fosse politica sarebbe controproducente, perché serve a Salvini, che invece era in un angolo. Un presidente del Consiglio non deve guardare gli indici di gradimento, ma il numero dei posti di lavoro, l’andamento del Pil, le previsioni internazionali”.

E il rischio che fra pochi mesi lo scenario sia catastrofico secondo l’ex premier è altissimo: “La ripartenza è lenta. Non si rendono conto che in autunno ci sarà una carneficina di posti di lavoro”. La tregua nella maggioranza, dunque, sembra ormai finita. Renzi promette fuoco e fiamme nel suo intervento di giovedì prossimo al Senato: “Fuggire dal Parlamento è scelta di rara gravità e trova la sua base in una visione dello Stato paternalistica e irrispettosa della libertà: non ho nulla da perdere e considero mio dovere dirlo ad alta voce”.

 

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