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Renzi passa in commissione Sanità: gestirà 19,7 miliardi del Recovery

Per la terza volta nel giro di poche settimane, Matteo Renzi ha cambiato Commissione in Parlamento, finendo alla Sanità la cui presidente è Annamaria Parente, esponente di Italia Viva. Ad annunciarlo è stato lo stesso segretario del partito: “La lotta contro la pandemia ha visto in prima fila la qualità di medici e infermieri, farmacisti e ricercatori, volontari e forze di pronto soccorso. Benissimo. Ma se tra qualche mese saremo fuori dall’incubo del Coronavirus non possiamo far finta di non vedere che abbiamo un problema. Dobbiamo spendere di più e meglio per la sanità”.

Renzi passa in commissione Sanità: gestirà 19,7 miliardi del Recovery

Un passaggio tutt’altro che banale. Come riportato da La Verità, infatti, la Commissione Sanità dovrà gestire ben 19,7 miliardi in arrivo dal Recovery Fund messo a disposizione dall’Unione Europea. Un salto non irrilevante per Renzi, che fino a poco fa sedeva in Commissione Esteri, come solitamente fanno i leader di partito, salvo poi passare alla Difesa. Ora, il terzo salto in avanti.

“Per affrontare meglio le prossime emergenze sanitarie – ha scritto lo stesso Renzi in merito all’occasione che avrà l’Italia grazie al Recovery – (tocchiamo pure ferro, ma sappiamo che nel mondo di oggi la sanità è comunque fondamentale, specie considerando l’allungamento dell’età media) serve una visione. Un orizzonte. Un piano. Il Parlamento deve discutere di questo, anziché azzuffarsi sul nulla”.

Renzi ha poi annunciato: “In tutto il mese di aprile Italia Viva, grazie soprattutto al lavoro di Annamaria Parente, che è presidente della Commissione Sanità al Senato, farà un lavoro di ascolto delle principali realtà sanitarie del Paese. E proverà a elaborare un progetto Sanità2030 che abbia il respiro e l’orizzonte che l’Italia merita. Nel mio piccolo anche io contribuirò a questo lavoro, trasferendomi anche dalla commissione difesa alla commissione sanità”. Aggiungendo poi che servono risorse, “non importa se dal Mes o dal debito pubblico”, per la sanità. Il Mes, insomma, oggi non è più così imprescindibile. Al momento di aprire la crisi di governo, Renzi non la pensava esattamente così.

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