La burocrazia italiana frena i pagamenti da parte della pubblica amministrazione e adesso l’Italia rischia di subire la condanna della Corte di giustizia europea, su ricorso della Commissione Ue, per non aver adempiuto agli obblighi previsti dalla Direttiva europea del 2011 contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. La denuncia arriva dal mondo dell’impresa, dal presidente di Confartigianato Giorgio Merletti, che in passato ha anche ricoperto il ruolo di advisor per l’attuazione della Direttiva, nominato dall’allora vice presidente della Commissione Antonio Tajani.
“Quello dei tempi di pagamento – sottolinea ancora Merletti – è uno dei casi in cui far parte dell’Europa si rivela vantaggioso, visto che il recepimento della direttiva Ue ha consentito di ridurre in parte i tempi di pagamento della pubblica amministrazione. Un vantaggio che invece non si è ancora trasferito al settore privato, dove purtroppo permane il grave malcostume di pagare in ritardo le imprese fornitrici. Ora il Governo italiano si troverebbe costretto a fare sotto procedura di infrazione europea ciò che non ha fatto di propria iniziativa in questi anni”.
Secondo le stime di Confartigianato, nel 2018 l’Italia detiene il record negativo in Europa per ciò che concerne il peso dei debiti commerciali della pubblica amministrazione verso le imprese fornitrici di beni e servizi. Parliamo di una quota pari al 3% del pil, il doppio rispetto all’1,6% della media dei paesi UE.La nuova sfida della Cina piegata dal coronavirus: costruire un ospedale in 10 giorni