Un Movimento frastornato, sbatacchiato qua e là da eventi infausti. Ultimo in ordine cronologico l’arresto di Marcello De Vito, in quella Roma che doveva diventare fiore all’occhiello dei Cinque Stelle e che sotto la gestione Raggi, invece, è stata fonte più di imbarazzo che d’orgoglio. Notizia arrivata, quella dello scandalo capitolino, nella stessa giornata in cui le truppe pentestellate erano chiamate a votare in Senato a difesa di Matteo Salvini, a rischio processo sul caso Diciotti. Lo scherzo di un destino crudelissimo.
A La Stampa, Morra ha ribadito: “Mi chiamavano signor Cassandra. Ma è facile prefigurare le disgrazie quando si affronta la realtà senza prima averla studiata, capita, digerita”. Parole che stonano con la calma paventata da alcuni colleghi, pessimi bugiardi, che continuavano a fingere serenità mentre il Movimento perdeva altri pezzi, con Elena Fattori, Paola Nugnes e Virginia La Mura a votare contro le indicazioni del partito, “sì” alla richiesta di procedere nei confronti di Salvini.
“Nel nostro Dna c’è il rispetto della giustizia – spiegava la Mura e vige il principio della sottomissione di ciascuno alla legge. Noi abbiamo le Cinque Stelle nel cuore”. Tra le proteste dei dissidenti e le perplessità dell’ala sinistra del Movimento, il passaggio si è compiuto: i grillini salvano il leader della Lega mentre viene incarcerato uno di loro. Tutti si dicono sereni, come niente fosse. Le nubi all’orizzonte, però, sono nere. Nerissime.La Chiesa tifa contro Salvini: la strategia per indebolire la Lega