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Vincono perché senza rivali. Una nuova opposizione è possibile e necessaria

Perché nonostante le mille polemiche, gli scontenti della piazza, e i dati oggettivi che certificano come fallimentare la manovra gialloverde, l’attuale governo continua ad avanzare incontrastato e a riscuotere successo? Perché non bastano tutti i dati economici negativi, le gaffe del ministro Toninelli, le schifezze di Rocco Casalino e il rischio procedura d’infrazione a smobilitare il consenso nei confronti della maggioranza? È vero, i primi sondaggi di inizio 2019 fanno registrare un calo negli indici di gradimento di Lega e Movimento 5 Stelle, ma ad oggi il 60% degli elettori (dati Ipsos) esprime ancora un voto positivo per l’esecutivo Di Maio-Salvini. Questo risultato, a sei mesi dall’insediamento, è il più alto tra i governi che si sono succeduti da Prodi in avanti.

Perché la (ex) “manovra del popolo”, nonostante contenga al suo interno la realizzazione solamente del 16% delle promesse elettorali, rappresenta ancora un baluardo per i tanti elettori che, delusi e sconfortati, il 4 marzo hanno dirottato i loro voti su Lega e 5Stelle? La risposta è semplice: al momento non esistono le opposizioni. Ed è proprio di una nuova opposizione che questo Paese ha bisogno. Cosa si intende per nuova?

Un’opposizione che faccia da contraltare non solo al governo, ma anche e soprattutto al Partito democratico. Il Pd che nei numeri resta il principale partito alternativo alla maggioranza Di Maio-Salvini, ma che non riesce più a esercitare questo ruolo. Da tempo non ha un leader e il congresso (e le primarie) sembra sempre più un regolamento di conti interno che lascia sul campo solo morti e cali di consenso. Il 18% che fa registrare nei sondaggi, stando così la situazione, può essere visto solo come un successo incredibile a cui però in pochi credono. E gli altri?

Forza Italia è ai minimi storici (8%) e anche lei vive di scontri interni per capire che direzione prendere: aggrapparsi al potentissimo Salvini e tornare protagonista, oppure mollarlo e fare seriamente opposizione rispondendo così alla propria vocazione moderata e liberale? Gli altri partiti (+Europa, Leu, Fratelli d’Italia, etc.) sono semplicemente scomparsi dallo scenario e non hanno né numeri né idee forti per recitare un ruolo da protagonisti.

L’unica vera voce di opposizione, come hanno scritto in molti in questi giorni, sembra essere stata finora quella del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, espressa nel suo discorso di fine anno. I partiti che dovevano sostenere a gran voce le stesse ragioni del Capo dello Stato, in questi mesi sono stati coperti da urla chiassose che hanno funzionato assai meglio delle loro flebili rimostranze. In tutto questo quel che appare evidente è che la vera opposizione al governo sia all’interno del governo stesso…

Trattandosi di patto di maggioranza (alias contratto di governo, per non dire “inciucio”), abbiamo assistito fin qui a scontri durissimi su ogni intenzione di riforma. Il più acerrimo oppositore di Salvini è stato Fico, con il suo gruppo di fedelissimi pronto a dare battaglia ma che fin qui non è riuscito a ottenere alcun risultato sperato. Quando invece ad innalzarsi erano le bandiere dei 5Stelle, ecco pronto Giorgetti a smontare pezzo per pezzo, da politico navigato, ogni debolezza e manifesta incompetenza grillina.

Ma un esecutivo che governa e si fa anche l’opposizione quanto può far bene alla nostra democrazia? Per nulla. Per questo urge più che mai una nuova opposizione che sappia costruire una proposta alternativa strutturata. Un campo che accolga liberali, liberaldemocratici e socialdemocratici. Un campo che abbracci il movimento progressista e pezzi del mondo liberale conservatore. Un’opposizione che non sia solo “contro”, ma che abbia il preciso scopo rifondativo della democrazia liberale, secondo principi di maggiore equità che riportino anche la forza dello Stato nella sua dimensione nazionale e internazionale.

Un’opposizione che parli di più investimenti e meno spesa corrente, più crescita economica, più infrastrutture, più ricerca, più cultura, più turismo: l’antitesi, insomma, a quello che sta facendo ora il governo Conte. Lo Stato deve essere il protagonista di questa rinascita. Tutto questo è possibile? Sì, e non solo: è necessario. Non si può e non si deve lasciare il campo a chi sogna per una grande nazione come l’Italia solo la lotta all’immigrazione e misure assistenzialiste. L’Italia è molto di più.

di Filippo Rossi