Vai al contenuto

“Non c’entra una ceppa”. Di Maio e Salvini in guerra, un governo a colpi di accuse e parolacce

Guerra di inceneritori all’interno della maggioranza, con toni non troppo pacati come d’altronde è ormai abitudine. Salvini e Di Maio si trovano su due posizioni opposte, il primo a spiegare”occorre il coraggio di dire che serve un termovalorizzatore in ogni provincia”, il secondo a ribadire senza troppi giri di parole che invece “non c’entrano una beneamata ceppa” e “non sono nel contratto di governo”. Una discussione nata su un tema, i rifiuti in Campania, che al Movimento Cinque Stelle sta da sempre molto a cuore.

Lo stop alla proposta leghista è stato ribadito anche dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa: “Quando arriva l’inceneritore, o termovalorizzatore, il ciclo dei rifiuti è fallito” aggiungendo poi come la proposta del Carroccio non sia molto credibile e abbia anzi al suo interno “qualche cosa anche di provocatorio”, forse perché “si è reso conto che è un momento di sofferenza” per la regione con diversi impianti andati a fuoco da luglio ad oggi.Salvini, insomma, stavolta è stato indigesto per tutto il fronte giallo. La proposta del ministro dell’Interno è bocciata anche dai deputati M5s della commissione Ambiente della Camera che ricordano come il contratto sul quale è nato l’esecutivo “parli chiaro a pagina 11”, dove tra gli obbiettivi viene fissato il “superamento” degli inceneritori. A scatenare il dibattito, la visita del leader leghista a Napoli dove ha ricordato “a metà gennaio va in manutenzione l’unico termovalorizzatore della regione”.A quel punto la proposta di “un termovalorizzatore per ogni provincia perché se produci rifiuti li devi smaltire”. “Quando si viene in Campania e si parla di terra dei fuochi si dovrebbero tener presenti la storia e le difficoltà di questo popolo” ha subito risposto Di Maio su Facebook, senza citare direttamente il dirimpettaio ma lasciando intendere molto bene il suo pensiero in merito.

Tutto in fumo: salta la vendita della nota azienda, le prime vittime della paura per le chiusure domenicali di Di Maio