Matteo Salvini e la crisi d’accerchiamento. Il vicepremier si sente ormai al centro di un vero e proprio complotto, con l’inchiesta per “corruzione internazionale” scattata a Milano che rappresenta solo l’ultimo tassello di un puzzle che preoccupa non poco la Lega. Come scrive il Corriere della Sera, per Salvini è determinante individuare la matrice che ha innescato “l’affaire Metropol”. E un’idea deve essersela fatta, se è vero che oltre a parlare “dei processi e delle indagini” a cui il Carroccio è sottoposto in Italia, il vicepremier aggiunge che “siamo anche intercettati. Non solo in Italia”.
L’innesco in casi come questo non è mai chiaro. Può darsi, come dice Giancarlo Giorgetti evocando Gianluca Savoini, che “qualche millantatore” l’abbia “sparata grossa”: poi però “qualcuno per chissà quali fini ne ha approfittato per gettare discredito su Salvini”. È questo il punto, che prescinde al momento dall’esito delle indagini e dalla linea difensiva adottata dal vicepremier: “A casa mia non troveranno rubli”.
Per Salvini però la priorità è capire chi sia il vero nemico. Per evitare conseguenze non solo in Italia, dove è già scattata un’inchiesta, ma anche in Europa, con la Lega che soffre già un’evidente penuria di alleati a Bruxelles. E per fermare la controffensiva dei Cinque Stelle, contrapposti al Carroccio per recuperare il consenso perduto. La magistratura è già da tempo nel mirino del Capitano. Che continua a chiedersi da dove siano partiti gli affondi nei suoi confronti. Salvini prepara l’autonomia del Nord grazie ai voti del Sud