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“Far fuori Conte”. Renzi, il centrodestra e il piano per il governo di unità nazionale

Il centrodestra grida a più non posso di essere unito e pronto a governare insieme ma le cose non stanno esattamente così. E le continue fuoriuscite da Forza Italia per andare in soccorso a Conte non piacciono per nulla a Salvini e Meloni. Su un punto, però, il centrodestra è davvero unito, ed è quello della contestazione a Sergio Mattarella. Il Presidente della Repubblica riceverà nel pomeriggio la delegazione composta da Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani e non sarà un incontro così cordiale. Soprattutto dopo che il leader della Lega ha voluto ricordare a Mattarella che nel 2018, quando si è presentato per chiedere l’incarico con Meloni e Berlusconi, il presidente della Repubblica gli ha detto di no sostenendo che non avesse la maggioranza in parlamento. (Continua a leggere dopo la foto)

E il punto ora è tutto qui, perché anche il governo Conte non ha più la maggioranza (in Senato). Per questo torna di nuovo in ballo Renzi e si pensa a un piano B, ossia un governo di unità nazionale senza Conte. Ma il piano non può essere messo in campo senza prima un voto che sfiduci l’attuale governo, perché solo a quel punto il Quirinale può intervenire. Soltanto se e quando il governo viene sfiduciato e il premier si presenta dimissionario al Colle. E questo non è ancora avvenuto. Ma se Conte cade e si dimette, racconta oggi Il Corriere della Sera, sarebbe pronto un esercito: forzisti ‘tendenza Letta’, centristi dell’Udc, un pezzo di Cambiamo, +Europa e ovviamente Renzi… (Continua a leggere dopo la foto)

Sarebbe – come l’hanno definita ieri Calenda e Della Vedova – “la maggioranza Ursula”, unita dai valori europei e dal più prosaico interesse per un sistema di voto proporzionale. La maggioranza Ursula ha un pontiere d’eccezione: Giancarlo Giorgetti, che in questi giorni viene descritto nei retroscena come colui che nei colloqui riservati insiste con i dirigenti del Pd “sull’urgenza di varare un governo d’unità nazionale, perché la crisi non è quella dei numeri in Parlamento ma quella dei numeri dell’economia”. (Continua a leggere dopo la foto)

I nomi che girano per Palazzo Chigi dalle parti del centrodestra sono sempre gli stessi: quello di Mario Draghi, caldeggiato da Giorgetti, e quello di Marta Cartabia, che al posto dell’ex presidente della Banca Centrale Europea sarebbero più digeribile per Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia che invece preferirebbe di gran lunga le urne. A metà del guado c’è Renzi. Il quale invece è convinto che i piani di allargamento della maggioranza siano campati in aria e che prima o poi Conte cadrà da solo. A quel punto il governo di unità nazionale non sarà più solo un’ipotesi…

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