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Screening tumori, meno un milione e 400mila a causa del Covid

Screening bloccati o nel migliore dei casi rallentati a causa del Covid. Si aggiungeranno al conto da pagare alla fine della pandemia mondiale, tutti quei pazienti oncologici che scopriranno di avere un tumore in ritardo per una mancanza prevenzione nel periodo di emergenza sanitaria. Nei primi 5 mesi del 2020, in Italia, sono stati eseguiti circa un milione e quattrocentomila esami di screening per tumori in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Ritardi che si traducono in una netta riduzione non solo delle nuove diagnosi di tumore della mammella (2.099 in meno) e del colon-retto (611 in meno), ma anche delle lesioni che possono essere una spia di quest’ultima neoplasia (quasi 4.000 adenomi del colon-retto non diagnosticati) o del cancro della cervice uterina (circa 1.670 lesioni CIN 2 o più gravi non diagnosticate).

Queste neoplasie non sono scomparse, ma saranno individuate in fase più avanzata e questo significa che ci saranno minori probabilità di guarigione e risorse maggiori per le cure. In base a stime del National Cancer Institute, negli Stati Uniti, nei prossimi 10 anni, vi saranno circa 10.000 morti in più per tumore del seno e del colon-retto, proprio a causa dell’effetto del Covid-19 sugli screening e sul trattamento. “Si tratta di numeri che possono sembrare piccoli, riferendosi all’1% del totale dei decessi per queste due neoplasie negli Usa, ma in termini assoluti sono tutt’altro che trascurabili, perché parliamo di 10.000 decessi in più per grandi malattie, che in questi anni hanno beneficiato dell’effetto positivo dello screening sulla mortalità”, ha sottolineato Giordano Beretta, presidente Aiom e responsabile dell’Oncologia Medica all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo.
Nel Regno Unito, inoltre, è stato stimato che il ritardo diagnostico causato dalla interruzione e dal rallentamento dei servizi sanitari possa essere la causa di aumento della mortalità (rispetto al periodo pre Covid-19) nei prossimi 5 anni fino al 16,6% per i tumori del colon-retto e al 9,6% per la mammella. “L’allarme lanciato nel Regno Unito e negli Usa si può applicare anche in Italia – ha affermato Saverio Cinieri, presidente eletto Aiom e direttore Oncologia Medica e Breast Unit dell’Ospedale Perrino di Brindisi. “A oggi, il ritardo diagnostico accumulato è limitato, ma sta crescendo anche per le modalità organizzative necessarie per garantire il distanziamento fisico dei cittadini che si sottopongono agli screening”.
Per quanto riguarda la situazione in Italia, nel 2019 sono stati stimati 371mila nuovi casi di tumore e il costo dei farmaci anticancro è in costante crescita. In cinque anni (2014 – 2019) la spesa per le terapie è passata da 3,9 a circa 6 miliardi di euro. I farmaci antineoplastici rappresentano la prima categoria terapeutica a maggior spesa pubblica per il 2019 (26% della spesa totale). Non solo. Nel 2019, il tetto del Fondo per i farmaci oncologici innovativi, stabilito in 500 milioni di euro, è stato sforato, superando i 584 milioni.

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