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“Ti amo!”, la disperata dichiarazione dall’autobus in fiamme. VIDEO commovente e virale

Il video ha già spopolato sui social. Lo scuolabus è in fiamme. “Ti amo, io ti amo”. È una voce che, per un secondo, sovrasta le grida di terrore, lo schianto, i rumori della strada. Un ragazzino, si sente il pianto strozzato della paura per un pericolo che è ancora lì, non è passato. Nelle prime immagini girate dagli automobilisti che mercoledì mattina incrociano sulla Paullese lo scuolabus in fiamme, dirottato dall’autista con il suo carico di studenti a bordo, colpisce quel frammento.

È il momento in cui l’autobus scivola dopo essere stato fermato dall’auto dei carabinieri messa di traverso: i bambini iniziano ad uscire dai vetri spaccati a manganellate dai carabinieri, alcuni rotolano sull’asfalto, si sente lo schianto e le urla terrorizzate. “Scappa”, “Aiuto”, gridano mentre corrono verso la salvezza.

E uno di loro, in quel momento, grida quel “Io ti amo”. A chi, non lo sappiamo: forse a una compagna che corre accanto a lui, e a cui istintivamente dice quello che prova non sapendo cosa accadrà dopo, non sapendo se si salveranno. Il coraggio che viene dalla paura: anche questo, ieri, hanno vissuto questi ragazzi. Intanto emerge che da almeno tre giorni, Ousseynou Sy, l’attentatore che ieri ha sequestrato e dato fuoco un pullman su cui viaggiavano 51 bambini, salvi per miracolo, aveva pianificato tutto.

A testimoniare l’intenzione dell’uomo di dar luogo a un vero e proprio attentato è un video inviato dallo stesso Ousseynou Sy ad alcuni suoi contatti in Senegal, in cui spronava l’Africa a reagire. A riportare la notizia è il Corriere della Sera, che precisa come il fatto scatenante non sia stato né lo sbarco a Lampedusa della nave Ong Mare Jonio né tantomeno l’attacco di Utrecht.

Secondo gli investigatori, però, è possibile che questi eventi siano stati l’”innesco” per Ousseynou Sy. Si parla di un’azione di emulazione, ma non soltanto. Il video con il cellulare girato la mattina del tentato attacco al pullman ne è la prova. In quelle immagini si vede il 46enne spronare i suoi connazionali, in Senegal come in Italia, a darsi da fare, ma non solo: nel video Ousseynou Sy ripete che bisogna fermare l’immigrazione in quello che il Corriere definisce “non un testamento, ma una sorta di delirante manifesto”.

Conosciuto a Crema come Paolo, l’uomo non era tra i sospetti, né a rischio di radicamento islamico. Per l’Antiterrorismo della Digos “non era considerato neppure un islamico praticante”. Ousseynou Sy era un lavoratore attento e infaticabile e un padre premuroso, ma in pochi conoscevano il suo passato, il precedente per abusi sessuali su minore nel 2011 e quello del 2007 a Brescia per guida in stato d’ebbrezza.

 

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