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Senza luce e gas e con due figlie piccole: “Vorremmo un lavoro: al freddo e al buio per giorni”

“Non avevamo soldi per pagare quel conto. Abbiamo bisogno di un lavoro”. L’appello arriva alla vigilia del primo maggio. Al buio e senza gas per venti giorni a causa di una bolletta insoluta. Hanno vissuto così, in casa propria, con le due figlie piccole. Luisa Iami e il marito Silverio Ciambrelli abitano in una casa Aler in zona Certosa, sono genitori di due bambine di 10 e 12 anni costrette a sopportare i medesimi stenti. Non solo. Nell’appartamento i coniugi hanno a lungo assistito anche l’anziano padre di lui, invalido al 100 per cento: è mancato alcuni mesi fa.

Sempre schivi e riservati, ora hanno trovato il coraggio di chiedere aiuto. Il bilancio domestico, in casa Ciambrelli, sfiora il rosso un giorno sì e l’altro pure. La bolletta insoluta che ha portato al taglio di gas ed energia elettrica era di 732 euro, «pesante» anche a causa degli arretrati.

Dal gestore erano arrivati gli avvertimenti, prima bonari e poi severi, “ma noi non potevamo proprio saldare, la priorità era sopravvivere”. L’azienda che fornisce energia ha dunque applicato le procedure riservate ai clienti morosi. Risultato: luce e gas tagliati. “Nell’alloggio non potevamo fare più niente, se non dormire. Non potevamo preparare un pasto alle bambine, che a malapena riuscivano a studiare”.

La famiglia ha tirato avanti con le mense solidali e alla fine a pagare la bolletta per loro è stata un’altra mamma, un’amica di famiglia che conosce da vicino la situazione. “Le nostre figlie – spiega la donna – frequentano lo stesso istituto scolastico. Questi due genitori si fanno in quattro, si impegnano molto anche per la partecipazione alle attività didattiche. Li stimo, siamo affezionati”.

Quando la bolletta è stata tagliata e ha saputo in quali condizioni la famiglia stava vivendo ha pagato e insistito con l’azienda titolare dei contratti affinché riallacciasse immediatamente le forniture. E così, ieri, è tornata la corrente. In realtà non è per niente facile, anche se c’è la solidarietà di alcuni vicini di casa e il supporto del terzo settore (la Fondazione Don Gnocchi e L’Abilità onlus conoscono bene la famiglia). Luisa Iami e Silverio Ciambrelli si arrabattano con qualche lavoretto saltuario.

“Tutto quello che troviamo”. Luisa è stata barista in una stazione di servizio, ha fatto le pulizie, si è reinventata come dog-sitter, ad un certo punto ha ottenuto un impiego come responsabile di una portineria. Forse, spiega, la prenderanno “per rassettare un B&B la mattina presto e la sera tardi”. Cerca lavoro pure il marito, informatico: “Adesso che non devo più stare a casa spesso per assistere mio padre posso permettermi di accettare qualunque incarico mi venga offerto. Se solo avessimo un lavoro, potremmo riposarci un po’. Sembra un paradosso ma per noi sarebbe così – dicono -. Adesso la notte non dormiamo per la preoccupazione…”.

 

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