Come procede lo smart working nel nostro paese? É un fenomeno che possiamo valutare? Secondo il Politecnico di Milano, l’Osservatorio Smart Working fotografa la situazione italiana di quest’anno e ne esce un quadro più che positivo: +14% degli smart worker rispetto allo scorso anno.
Dunque si tratta di un trend in crescita, che non accenna a diminuire. Che si tratti di una vera rivoluzione nell’era del lavoro tecnologico e digitale? Ancora non è dato saperlo, ma i numeri parlano chiaro: in Italia sono attualmente presenti 305mila smart workers. Secondo l’Osservatorio sono più produttivi degli altri lavoratori tradizionali, poiché riescono ad organizzare meglio il lavoro e la vita privata, instaurano rapporti più costruttivi con colleghi e clienti, e sono adatti a lavorare in gruppo. Sempre secondo lo studio del Politecnico di Milano, la produttività procapite crescerebbe del 15 % se i possibili smart workers lo diventassero a tutti gli effetti.
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Cos’è lo smart working ?
Ma cos’è realmente lo smart working? Si può definire un tipo di lavoro per il quale non è indispensabile svolgere la propria attività nei locali dell’azienda, ma è possibile svolgere le attività lavorative anche senza una postazione fissa, al di fuori dell’ufficio.
Visto l’incremento del 40% degli smart workers dal 2013 ad oggi, in Italia c’è una legge che lo legittima e lo regola (n.81/2017) chiamata Lavoro Agile. É vantaggioso, perché non richiede la presenza fisica continua, ma punta al raggiungimento degli obiettivi di lavoro svolgendo le ore settimanali previste secondo contratto.
Visto l’adeguamento di numerose aziende e il successo del tipo di lavoro “flessibile”, lo smart working funziona perché piace soprattutto a livello di organizzazione personale. Inoltre, grazie alla tecnologia digitale, l’autonomia del lavoratore è senza dubbio facilitata.