Vai al contenuto

“Sono lombarda dal Medioevo. E oggi me ne vergogno: la Regione va commissariata”

La scrittrice e milanesissima Sveva Casati Modignani, autrice di best seller, è arrabbiatissima con la sua Regione per il caos che si sta verificando con i vaccini e con l’intera gestione dell’emergenza sanitaria. Una “rabbia impotente”, dice ad HuffPost che l’ha intervistata a proposito del nuovo flop della sua regione guidata dal centrodestra. “Essere lombardi oggi? Mettiamo subito in chiaro una cosa: io sono una delle poche milanesi rimasta che è lombarda e milanese fin dal medioevo. E la situazione in cui oggi si trova la Lombardia mi fa arrabbiare e vergognare”, attacca. (continua dopo la foto)

La Lombardia uscita prima degli altri dalla crisi economica, la regione più tecnologica e digitalizzata d’Italia. Poi però qualcosa si è inceppato. Spiega Sveva Casati Modignani: “Se penso ai miei genitori, alla Lombardia che ho conosciuto, una situazione del genere era inimmaginabile. Ormai la reputazione è compromessa, forse ci vorrebbe Gesù Bambino. Essere cittadini lombardi oggi vuol dire farsi ridere dietro da tutti”. (continua dopo la foto)

Attacca ancora Sveva Casati Modignani: “Purtroppo negli ultimi anni il sentore che si potesse arrivare a questa situazione c’era. Il disastro del Covid ha un predecessore, ovvero quello dei vaccini antinfluenzali. Sono arrivati in ritardo – spiega – e in pochissimi ne hanno usufruito, nonostante fossero stati strapagati. Poi oggi vediamo l’incapacità nell’organizzare le vaccinazioni contro il Covid. Davanti a questo disastro mi chiedo perché la giunta regionale non venga commissariata”. (continua dopo la foto)

Conclude Sveva Casati Modignani: “È come se il proprietario di un ristorante avesse assunto uno chef che fa schifo e fa scappare i clienti e se la prendesse solo con lui. Ma è lui che l’ha assunto. In questo caso è la Regione che ha enormi responsabilità, con tutti i soldi che noi lombardi spendiamo per i servizi”.

Ti potrebbe interessare anche: Così Renzi avvelena i pozzi di Letta. Cosa c’è dietro la guerra Pd per i capigruppo