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Tassa extraprofitti, il Governo affossa le borse

Con la tassa sugli extraprofitti, il governo fa crollare le borse. Le decisioni del governo fanno crollare le banche. La tassa sugli extraprofitti decisa a sorpresa dal Governo Meloni incide immediatamente sui titoli in borsa. Colpite in particolare la Bper che crolla al -11% e il Banco Bpm che registra il -9%, ma vanno in sofferenza tutte le società quotata a Piazza Affari. Intesa Sanpaolo cede il 7,2%, Unicredit il 5,9%, Mps il 6,4%, Finco il 5,49%, Mediolanum il 4,9%, Mediobanca il 3,37% e Banca Generali il 2,84%.
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Giorgia Meloni

Tassa sugli extraprofitti, il governo fa crollare le borse: come funziona

Ecco perché la tassa sugli extraprofitti è la decisione del governo che fa crollare le borse. È stata la sorpresa del consiglio dei ministri che ha varato gli ultimi due decreti prima della sosta estiva: la tassa sugli extraprofitti realizzati dalle banche grazie ai rialzi dei tassi di interesse. Ma come funzionerà la misura messa a punto dal governo? Il prelievo del 40% scatterà se il margine di interesse registrato nel 2022 “eccede per almeno il 3%” il valore dell’esercizio 2021. Tetto che sale al 6% confrontando il 2023 col 2022.
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Il rialzo dei tassi di interesse ha portato a un aumento significativo degli utili delle banche. I primi cinque grandi istituti di credito (Intesa San Paolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps e Bper) hanno complessivamente superato i 10,3 miliardi di euro di utili netti nel primo trimestre, con una crescita del 66% rispetto all’anno precedente. Attualmente, coloro che hanno sottoscritto un mutuo a tasso variabile da 126 mila euro in 25 anni devono pagare 2.300 euro in più di interessi. Il governo Meloni ha tratto da questi dati la convinzione della necessità di una tassa sugli utili delle banche, con l’obiettivo di sostenere le famiglie in difficoltà con il mutuo prima casa e alimentare il fondo taglia tasse. Questa tassa mira a garantire equità sociale ed è prevista in attesa della riduzione dell’Irpef promessa con la delega fiscale. L’effetto immediato, però, è quello di deprimere ulteriormente l’economia.
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La nuova norma focalizza l’attenzione sul margine di interesse, sotto la supervisione del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. L’imposta, al 40%, sarà suddivisa in due parti. La prima si baserà sulla differenza tra interessi passivi e attivi tra il 2021 e il 2022, con una franchigia del 3%. La seconda parte sarà calcolata sull’eccedenza del 6% maturata tra il 2021 e il 2023. L’imposta non supererà il 25% del patrimonio netto alla chiusura dell’esercizio 2022 e dovrà essere versata entro il 30 giugno 2024, ovvero sei mesi dopo la chiusura dell’esercizio 2023. Tuttavia, questa imposta non sarà deducibile dai redditi né dall’Irap.

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