Vai al contenuto

Il terrorismo, gli omicidi, le evasioni e i segreti: tutta la storia di Cesare Battisti

Cesare Battisti, per la prima volta, confessa e ammette tutto: i quattro omicidi, le gambizzazioni, le rapine. L’ex terrorista dei Pac, arrestato lo scorso gennaio, nel carcere di Oristano, davanti al suo avvocato ha dichiarato di aver partecipato ai due omicidi di cui è stato esecutore materiale e agli altri due per i quali è stato riconosciuto mandante. La storia di Battisti, però, è piena di cose poco chiare, e di altre che vengono invece date per scontate e non lo sono. Cesare Battisti è nato nel 1954 a Cisterna di Latina. Da adolescente si iscrisse al Partito Comunista Italiano, fece parte della FGCI, il gruppo giovanile del PCI, ma ne uscì poco dopo.

Nel 1968 cominciò il liceo classico, ma lo lasciò nel 1971 facendosi conoscere dalle forze dell’ordine per piccoli crimini: nel 1972 venne arrestato per la prima volta per una rapina, due anni dopo venne arrestato di nuovo per rapina con sequestro di persona. E nel 1977 finì di nuovo in carcere, a Udine: lì conobbe Arrigo Cavallina, fondatore di un gruppo terrorista di estrema sinistra chiamato Proletari armati per il comunismo (PAC).

“Ho fatto parte di Lotta continua, poi di Autonomia operaia. Sono finito dentro per una rapina, era un esproprio. Gli espropri non si rivendicavano. Non mi sono politicizzato in carcere, semmai in carcere ho conosciuto persone attraverso le quali sono entrato nei PAC”. Uscito dal carcere, a Milano Battisti partecipò attivamente a rapine a banche e a supermercati, sabotaggi alle fabbriche, varie aggressioni e omicidi. I processi si celebrarono senza la sua presenza: Battisti fu arrestato nel 1979 per possesso illecito di armi e banda armata, evase nel 1981 dal carcere di Frosinone e lasciò l’Italia, per non tornarci più, fino al gennaio scorso, da arrestato.

Gli omicidi nei quali Cesare Battisti risulta essere coinvolto avvennero tra il 1978 e il 1979. Il 6 giugno del 1978 venne ucciso Antonio Santoro, maresciallo della polizia penitenziaria, accusato dai PAC di avere maltrattato e torturato alcune persone detenute. Le sentenze stabilirono che Battisti aveva sparato a Santoro insieme a una complice.

Il 16 febbraio del 1979 in provincia di Venezia viene ucciso Lino Sabbadin, un macellaio. Le sentenze in questo caso hanno stabilito che Battisti aveva agito da “copertura armata”. Lo stesso giorno, a Milano, venne ucciso il gioielliere Pierluigi Torregiani. Secondo le sentenze Battisti era stato tra gli ideatori e gli organizzatori dell’agguato. Nel corso di questa sparatoria, un colpo sparato dal gioielliere ferì suo figlio quindicenne, Alberto Torregiani, che da allora vive su una sedia a rotelle.

Sia Sabbadin che Torregiani nei mesi precedenti alla loro morte avevano ucciso dei rapinatori difendendosi durante dei tentativi di rapina. Il 19 aprile del 1979 a Milano, venne ucciso l’agente della DIGOS Andrea Campagna. Secondo le sentenze, Battisti fu l’esecutore materiale dell’omicidio.

Prima che i processi iniziassero, il 4 ottobre del 1981 Battisti era comunque già riuscito ad evadere: scappò prima in Francia, poi in Messico, poi di nuovo in Francia dove divenne scrittore e traduttore e dove venne protetto dalla cosiddetta dottrina Mitterrand: una politica con cui la Francia dava ospitalità e sicurezza a ex terroristi italiani purché questi lasciassero la lotta armata e la violenza. Nel 2004, però, durante la presidenza Chirac, la Francia concedette l’estradizione in Italia. Battisti presentò ricorso al Consiglio di stato francese, alla Corte di Cassazione italiana e alla Corte europea dei diritti umani: tutti vennero respinti e lui scappò, di nuovo.

Venne nuovamente arrestato nel 2007 a Copacabana, in Brasile, dove però nel 2009 gli venne accordato dall’allora presidente Lula lo status di rifugiato politico. Il 9 giugno del 2011 il Supremo Tribunal Federal del Brasile confermò la decisione del presidente Lula di non estradare Battisti e votò a favore della sua liberazione, in quanto la pena per uso di documenti falsi era ormai scontata.

 

Con l’arrivo del nuovo presidente conservatore Michel Temer alla guida del Brasile si è però ricominciato a parlare della possibilità di estradizione. Il governo italiano aveva presentato una nuova richiesta nel settembre del 2017 e Battisti, che nel frattempo si era sposato con una donna brasiliana e aveva avuto un figlio, non sentendosi più al sicuro aveva cercato di fuggire in Bolivia. Fu fermato durante un controllo di polizia al confine, fu arrestato per trasporto illegale di denaro e venne liberato tre giorni dopo.

Poi un’altra fuga. Infine l’avvento di Bolsonaro e l’estradizione concessa all’Italia. L’arrivo a Ciampino con la passerella mediatica di Salvini e Bonafede. Il trasferimento al carcere di Oristano e ora la tanto attesa confessione.

 

Ti potrebbe interessare anche: Cesare Battisti: le strane tesi di chi ancora lo difende. E ce ne sono…