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The Big Bend: il grattacielo che si piega

Non soltanto jeans, in quel di New York anche i grattacieli stanno diventando sempre più skinny. La Grande Mela è pronta a inaugurare una ricca serie di edifici tanto alti quanto smilzi, come quelli in costruzione che portano la firma di Shop Architects e Christian de Portzamparc.

Dopo decenni spesi a sognare il grattacielo più alto del mondo, sembra che stiano per cambiare le regole del gioco: lo studio d’architettura Oiio va ben oltre: The Big Bend— così è stato battezzato, — è un sottile obelisco abitativo in grado di salire fino al cielo e di ripiegarsi su se stesso, come una sorta di gigantesco roller coaster. O più semplicemente con un altissimo arco, per un’estensione di 1,22 chilometri che lo renderebbe il palazzo più lungo del mondo.

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Il grattacielo che si piega

The Big Bend una torre protesa verso il cielo che, giunta ad una certa altezza, curva e ritorna verso il basso, formando una gigantesca U rovesciata. Una struttura spettacolare dotata di avveniristici ascensori in grado di spostarsi orizzontalmente, seguendo delle curve e seguendo dei loop continui.

L’architetto Ioannis Oikonomou, dello studio di architettura Oiio, ha pensato ad una soluzione alternativa per andare contro tendenza ai molteplici progetti di edifici dalle altissime dimensioni previsti per New York, e recentemente concretizzati nel 432 Park Avenue, terzo grattacielo più alto della città con i suoi 426 metri e nell’One57 (o Carnagie), di 306 metri. Lo studio spiega che proprio dall’inaugurazione di quest’ultimo grattacielo, che si reputa il più alto al mondo nel settore residenziale, “tutto sia cambiato” nel panorama urbanistico della Grande Mela.

Le dimensioni contenute delle due gambe della struttura consentirebbero di incastonarla tra gli edifici storici di Manhattan, sui quali si riverserebbe dall’alto come un’immensa cornice. Con tanto di possibile vista mozzafiato su Central Park e lo skyline della metropoli. Un’idea bizzarra, sicuramente di grande impatto, che ha rapidamente catturato l’attenzione del web.

“Le leggi urbanistiche di New York hanno creato la tendenza per cui i costruttori sono sollecitati a massimizzare l’altezza delle loro proprietà con l’intento di cercare il valore economico nel prestigio del grattacielo. Ma se riuscissimo a piegare la nostra struttura invece delle leggi di New York, potremmo invece creare uno dei più prestigiosi edifici di Manhattan. Il grattacielo più lungo del mondo” scrive il sito dello studio.

E la lunghezza di questa struttura, formata da due torri curvate ad arco in modo da formare un’unica struttura, raggiungerebbe 1.220 metri. Un vero record che svetterebbe sulla 57 strada, la cosiddetta “via dei miliardari”, una vera e propria porta su Central Park, con una superficie molto simile a quella del 432 Park Avenue.

Il sistema di ascensori rappresenterebbe una vera e propria rivoluzione nel campo. Realizzati da Thyssen Krupp farebbero diventare realtà una delle più grandi sfide nella storia degli ascensori: un innovativo sistema di rotaie e di scambi permetterebbe alle cabine di spostarsi lungo percorsi curvi e orizzontalmente, permettendo il collegamento delle due torri sulla cima e alla base, seguendo un loop continuo.

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Il futuro di Manhattan

La curiosità suscitata da questo progetto è sicuramente notevole, anche se per il momento non ci sono investitori pronti a finanziare il programma. Ma la curiosità che è suscitata da questo piano di lavoro, decisamente inusuale, è certamente un ottimo punto di inizio.

Tuttavia, l’idea permetterebbe alla città di New York di continuare a detenere uno degli skyline più belli al mondo, pur senza dover competere con le mostruose altezze di giganti come il Burj Khalifa di Dubai o del purtoppo mai realizzato Chicago Spire i cui lavori furono bloccati a causa della grande recessione, nel 2010. L’edificio risulterebbe assai più basso del Burj Khalifa, ma sarebbe molto più lungo. Per il momento, resta appunto una semplice idea, in attesa di un qualche investitore disposto a trasformare questa fantasia immobiliare in realtà.

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