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Trieste, tutte le ipotesi sul cadavere ritrovato appeso a un guard-rail: mani legate e tracce di saponificazione

Giallo a Trieste dopo il ritrovamento di un cadavere appeso ad un guard rail lungo la Grande Viabilità della città. Il corpo dovrebbe essere quello di un senzatetto di origine iraniana di circa 60 anni. Nessun segno di tortura è stato riscontato su di lui, ma sulla testa l’uomo presentava tagli da trauma e un segno circolare che potrebbe essere stato provocato da una bruciatura o da una tumefazione. Al momento dunque gli inquirenti non escludono nessuna ipotesi: da quella del suicidio a quella dell’omicidio con pestaggio.
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Trieste cadavere guard rail

Trieste: il giallo del cadavere ritrovato appeso a un guard rail

Il cadavere dell’uomo trovato legato al guard rail a Trieste aveva inoltre mani e piedi legati. Circostanze che potrebbe far pensare alla mano di un’altra persona, probabilmente il suo assassino, che avrebbe così voluto lasciare un segnale preciso. Sul tavolo però resta sempre l’ipotesi del suicidio, perché l’uomo avrebbe comunque potuto legarsi da solo mani e piedi con il nastro adesivo, riuscendo poi ad infilarsi una corda al collo visto che le sue mani non erano completamente bloccate.

A far propendere per questa ipotesi è il fatto che siano stati ritrovati pezzi di scotch vicino al guard rail. Nastro adesivo che però potrebbe essere stato rimosso dal presunto assassino allo scopo di non lasciare in giro indizi. A fare notizia è anche il particolare che il cadavere ritrovato a Trieste presentava tracce di saponificazione, probabilmente dovute all’umidità e alla pioggia.

Intanto le indagini proseguono in maniera serrata, con i carabinieri del Comando di Trieste che hanno già ascoltato alcuni testimoni. Fondamentale sarà anche l’esame delle immagini registrate dalle telecamere presenti sulla Grande Viabilità triestina. C’è chi, infine, come il Quotidiano Nazionale, ipotizza persino che si possa trattare di una vendetta in stile mafioso, dovuta magari ad una partita di droga non pagata. “Se è stato un omicidio, è una modalità che mira anche all’umiliazione della vittima. – dichiara l’ex comandante dei Ris Giulio Garofalo – Ma qui mi fermo. Anche perché non mi voglio avventurare su un terreno che non è di mia competenza. Spero e voglio essere sicuro che sia stata svolta un’attività di recupero completa su quella scena”.
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