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“Verso il lockdown europeo”. Il continente piegato dal Covid pensa a una chiusura comune

Mentre in Italia si discute della possibilità di un nuovo lockdown generale, come quello della scorsa primavera, in mezza Europa si sono già portati avanti con il lavoro. Di fronte all’aumento impressionante dei contagi registrato in diversi paesi del continente, questa appare ormai l’unica soluzione. Paesi come Francia, Italia, Regno Unito e Russia hanno visto l’incremento settimanale delle infezioni superare quota 100mila. Il primo Paese Ue a tornare in isolamento è stata l’Irlanda, dove lo scorso 19 ottobre il primo ministro Micheal Martin ha emanato l’ordine nazionale di “restare a casa”, anche se le scuole sono rimaste aperte. La nuova chiusura è della durata di sei settimane.

Ma a fare più notizia in Europa sono certamente le decisioni di Merkel e Macron. I vertici del governo francese avevano finora dichiarato di voler evitare un nuovo lockdown nazionale, ma ora il paese si trova costretto a prendere delle contromisure di fronte all’impennata dei contagi e il consiglio dei ministri ha approvato la nuova chiusura, annunciata dal presidente Emmanuel Macron in un discorso alla Nazione. “Se non diamo un colpo fatale ai contagi i nostri ospedali saranno presto pieni, senza possibilità di trasferire i malati perché il virus è dappertutto. Dopo aver consultato scienziati, attori sociali, politici ed economici, ho deciso che c’è bisogno di riprovare il lockdown a partire da venerdì, la chiusura che ha già fermato il Paese in primavera”, così il presidente francese.

Anche in Germania l’epidemia di Covid-19 sta provocando una nuova ondata di contagi. La cancelliera Angela Merkel, dopo un vertice in videoconferenza con i governatori dei Laender, ha annunciato nel pomeriggio del 28 ottobre un mini-lockdown nazionale per un mese a partire dal 2 novembre. Le misure compongono un piano più radicale rispetto alle misure introdotte dal nuovo Dpcm del governo Conte, visto che prevede la totale chiusura dei servizi di ristorazione, anche se restano consentiti asporto e take-away.

I dati dell’epidemia preoccupano anche in Spagna, ma per il momento le chiusure sono previste soltanto a livello regionale. Nel Regno Unito il 26 ottobre è stato annunciato che le restrizioni imposte a dal governo di Boris Johnson nelle zone più colpite saranno estese anche a Nottingham e a parte della contea circostante, queste limitazioni erano già state applicate alla regione di Liverpool, a quella della Grande Manchester, al Lancashire, al South Yorkshire e a Warrington. Le persone in lockdown nel paese salgono quindi a circa 8 milioni.

Anche altri paesi in Europa hanno imposto dei semi-lockdown: il Belgio ha introdotto da lunedì 19 ottobre un coprifuoco notturno in tutto il Paese e ha chiuso completamente il settore dell’ospitalità. La Russia ha imposto la chiusura di bar e ristoranti tra le 23 e le 6 del mattino, per combattere la diffusione del Coronavirus. E anche la Norvegia intanto annuncia “piccoli passi” per evitare di prendere “misure più importanti più avanti”.

Intanto, spunta un’ipotesi clamorosa e per certi versi storica. Stando al retroscena raccontato da La Stampa, l’ipotesi è quella di arrivare ad un lockdown europeo. “Se ne è parlato ieri sera – si legge – in una telefonata tra il presidente del Parlamento europeo David Sassoli e la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen. Il primo ha suggerito l’ipotesi e la seconda, dopo averci ragionato assieme, ha apprezzato e ha assicurato di pensarci, valutando la possibilità di farla propria e presentarla oggi al Consiglio europeo straordinario”. Questo gioverebbe all’economia di tutti senza far sì che qualcuno possa avvantaggiarsi dalla situazione a discapito di altri.

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