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I deputati votano per farsi 38 giorni di ferie: tutti d’accordo, anche i puristi grillini

Vi ricordate quando un indignato e agguerrito Di Battista, il 4 agosto 2017, diceva con tono di denuncia: “Oggi la Camera dei deputati ha chiuso, 40 giorni di ferie”. L’allora deputato M5s sbeffeggiava il Pd che voleva fare le riforme costituzionali per accelerare i lavori in Parlamento: “Ricordate quando dicevano ‘bisogna fare le riforme costituzionali perché l’iter del processo legislativo è troppo lento’? Quaranta giorni di ferie!”.

E poi rincarava la dose: “Io con Luigi (Di Maio, ndr) domani si torna a lavorare”. Oggi, 3 agosto 2019, però, le cose sono cambiate. E dopo aver visto quanto i 5 Stelle sono incollati alle poltrone che tanto criticavano, tutti tacciono, Di Battista compreso, per il fatto che i deputati si sono appena votati 38 giorni di ferie.

Proprio ieri, infatti, la Camera dei deputati ha chiuso i battenti per la pausa estiva, fissando al 9 settembre la data per la riapertura dei lavori. Trentotto giorni in tutto di pausa, per la precisione, anche se qualche commissione lavorerà anche la prossima settimana e qualcun’altra riprenderà “già” il 2 settembre. Anche se i senatori lavoreranno un po’ di più perché la prossima settimana c’è ancora da approvare in via definitiva il “decreto sicurezza-bis”.

Il fatto è che il commento non è di ieri, ma risale al 2017, quando in effetti i giorni di vacanza furono quaranta: “Luigi” è Di Maio, attualmente vicepremier ma allora solo parlamentare M5s.

Bei tempi quelli in cui dovevano aprire il parlamento come una scatoletta di tonno, in cui dicevano No-Tap, No-Vax, No-Tav, “mai con la Lega”, “mai alleanze”, “tutto in streaming”, e “mai 40 giorni di ferie”. Che fine ha fatto Dibba, che con la sua barba incolta e il sorrisetto sarcastico infieriva sulla “casta”? La questione delle ferie, comunque, sta andando come sempre, in realtà.

Nel 2014 i giorni di stop furono 30, nel 2015 si arrivò a 35 e nel 2016 a 38, come quest’anno. Solo nel 2013 ci si limitò a 27 giorni di ferie, su pressione dell’allora presidente del Consiglio Enrico Letta per dare un segnale di sobrietà. Il presidente della Camera Roberto Fico, del resto, non ha incontrato barricate quando si è trattato di definire il calendario, “c’è stato l’ok di tutti”, sottolineano dalla presidenza di Montecitorio.

 

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