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Tutti pretendono, nessuno ha senso civico: ecco l’Italia del coronavirus

Una crisi che, nel giro di poche ore, ha messo in mostra il peggio del nostro Paese, parso schizofrenico e impreparato di fronte a una crisi sì imprevista e forse prevedibile fino a un certo punto, quella legata alla diffusione del coronavirus in tutto il territorio con picchi principalmente nel nord Italia, ma di fronte alla quale si poteva e doveva reagire in maniera diversa. A partire da una classe politica, maggioranza e opposizione, parsa estremamente incompetente nel gestire una situazione di emergenza improvvisa.

Il mondo degli “uno vale uno”, dei vaffa, di chi chiede poteri forti subito è crollato di colpo. Distruggere è facile, costruire molto meno e in molti se ne sono accorti solo ora, incapaci di muoversi con un minimo di buonsenso di fronte a una catastrofe ben più grande delle rispettive agende politiche. Non certo un bel segnale per quegli imprenditori che proprio alla politica dovranno ora chiedere una mano, schiacciati da una crisi inevitabile che in alcuni settori, alberghiero in primis, sta già facendo registrare cali del fatturato pari in alcuni casi all’80%.Anche i cittadini, però, hanno le loro responsabilità. Tutti in fila, puntualissimi, a lamentarsi quando le cose non vanno, nessuno in grado di adottare un barlume di senso civico e lungimiranza in un momento così delicato. Il treno affollato in marcia da Milano a Salerno ha dell’incredibile. Il direttore del Mattino di Napoli Alessandro Barbano ha parlato a tal proposito di “dirittismo”, la “percezione collettiva di essere titolari di un credito politico nei confronti della democrazia, a cui non corrisponde una parallela responsabilità sociale”. Per superarlo, l’auspicio è un cambiamento linguistico, un ritorno a un lessico fatto di coraggio e impegno civile.Un’epoca, la nostra, in cui tutti si sentono in credito con l’Italia, si sentono migliori della classe politica che li governa, si mostrano estremamente scontenti a fronte dei livelli di benessere raggiunti. Un sentire comune, il sentirsi parte di un unico ingranaggio sono concetti ormai lontani. Un tessuto sociale non più coeso, guidato da leader fra i quali, francamente, si fatica a trovare statisti illuminati. Non certo le premesse migliori per affrontare il periodo, durissimo, che ci aspetta.

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