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Un genio dei robot a soli 18 anni, ma va male alla maturità: solo 90 a causa delle “troppe assenze” a scuola

Essere un genio spesso non va di pari passo con l’avere ottimi voti a scuola. E’ il caso di Valeria Cagnina, una ragazza di appena 18 anni considerata una delle 50 donne più influenti del mondo della tecnologia, nonostante alla maturità ha preso solo 90 su 100.Valeria a soli 11 anni ha costruito il suo primo robot (seguendo un tutorial su Youtube) ed è arrivata fino al Mit di Boston e a fondare una scuola per insegnare robotica e coding anche ai bambini. Inoltre è stata definita un genio nostrano dei robot, parla in summit internazionali e gira nelle scuole pubbliche e private di tutto il mondo per dimostrazioni e conferenze, eppure tutto questo non è bastato affatto ad ottenere il massimo dei voti alla maturità. Il motivo? Tutta colpa delle “troppe assenze” a scuola dovute proprio ai suoi tanti impegni e alla vita frenetica che ha scelto per seguire la sua passione.

La ragazza frequentava l’istituto Volta di Alessandria, ma ha dovuto lasciarlo perché i professori minacciavano di non ammetterla all’esame a causa delle troppe e continue assenze (tanto da assegnarle un 7 in condotta). La sua famiglia aveva quindi parlato con l’Ufficio scolastico provinciale per fare in modo che tutta l’attività extrascolastica che svolgeva venisse in qualche modo riconosciuta. Ma non ha funzionato e i voti in pagella sono scesi, sempre a causa delle assenze. Così Valeria ha dovuto abbandonare il suo istituto andando per la sua strada e presentandosi da privatista a Biella.“I voti contano poco, ma mi auguro che un ragazzo che inizia le superiori adesso non si faccia appiattire dalla scuola”, ha affermato la ragazza al quotidiano la Stampa. “La scuola è importante certo, bisogna farla al meglio se si decide di concentrarsi solo su quello. Ma se trovi altro che ti appassiona avere dei 7 e 8 anziché dei 10 va bene lo stesso”. Valeria ha anche annunciato però che proseguirà gli studi anche all’università in ingegneria informatica ma rigorosamente online.Ti potrebbe interessare anche: Un’Italia che non dà più sostegno: crescono i disabili, non gli insegnanti. La scuola non funziona più